Utifar
N5 | NUOVOCOLLEGAMENTO 2025
Qualche giorno fa ho deciso di fare un po’ di spazio in casa. Ho raccolto alcuni libri che non consultavo più e li ho portati a un mercatino solidale, con l’idea di dar loro nuova vita. Li ho consegnati in una busta del supermercato. La persona che li ha accolti, con un sorriso genuino, ha accettato volentieri il dono e, con un gesto semplice ma gentile, ha voluto restituirmi un’altra borsa in cambio. Dentro, sul fondo, ho trovato qualcosa che non mi aspettavo: una manciata di vecchi ritagli di giornale, articoli accuratamente conservati da chissà chi, per chissà quale motivo.
Quel gesto e quel piccolo mistero mi hanno colpito. Perché qualcuno, tempo fa, ha sentito il bisogno di conservare quei frammenti di carta? Forse contenevano riflessioni importanti, un parere illuminante, un punto di vista che valeva la pena rileggere. Forse erano, semplicemente, testimonianze di un tempo che non si voleva dimenticare.
E allora ho pensato a noi farmacisti. A quanto spesso, presi dalla frenesia del presente, rischiamo di dimenticare da dove veniamo. La farmacia si sta trasformando: si parla sempre più di “farmacia dei servizi”, di nuovi modelli organizzativi, di strategie commerciali, di innovazione digitale. Tutti temi centrali, fondamentali per affrontare il futuro con competenza e visione.
Ma non dobbiamo dimenticare ciò che ci rende unici. La galenica, la fitoterapia, la capacità di preparare, consigliare, ascoltare, sono il cuore antico ma sempre vivo della nostra professione. Sono la nostra storia. E senza radici forti, anche l’albero più moderno rischia di perdere stabilità.
In un tempo in cui tutto corre veloce, riscoprire il valore della lentezza e della memoria può sembrare un gesto fuori moda. Eppure è proprio lì che si nasconde la nostra forza. Non è questione di nostalgia, ma di consapevolezza. La farmacia non deve essere percepita come un luogo dove si vendono prodotti: è uno spazio di competenza, un presidio sanitario vicino alle persone, un tassello vivo della cultura professionale del nostro Paese.
Ritrovare il senso di questa identità non significa rifiutare l’innovazione, ma darle radici. Significa ricordare che il nostro ruolo non nasce oggi, ma affonda in una storia fatta di studio, preparazioni, ascolto e presenza costante sul territorio. Una storia che merita di essere conosciuta, valorizzata e tramandata, perché solo chi sa da dove viene può affrontare con solidità le sfide del futuro.
Come UTIFAR, associazione da sempre al fianco dei farmacisti, abbiamo il dovere – e l’orgoglio – di custodire questa eredità. Ma anche di rileggerla, interpretarla e rinnovarla, per costruire una farmacia che sia davvero all’altezza delle sfide di oggi. Una farmacia moderna, certo, ma che non dimentica il valore di ciò che è stato. Una farmacia capace di guardare avanti con gli occhi della tradizione.
Chissà chi aveva ritagliato quei vecchi articoli. Forse qualcuno che – come noi – sapeva riconoscere il valore delle cose da custodire. Non per nostalgia, ma perché certi frammenti parlano di ciò che siamo. Della nostra storia, della nostra professione, della nostra identità. E forse, un giorno, tornano a dire qualcosa di importante. Proprio quando meno ce lo aspettiamo.
E allora custodiamola, questa identità. E portiamola con noi, anche nella farmacia di domani.




