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Editoriale
12 marzo 2010
di Eugenio Leopardi
Rif. rivista Marzo - Aprile 2010
Il coraggio di cambiare ciò che non funziona

Il 28 e 29 marzo siamo chiamati a votare per il rinnovo di parecchie amministrazioni regionali. Sappiamo quanto sia importante il governo regionale per il nostro settore e quanto sia doveroso da parte nostra cercare di esprimere una classe politica consapevole dell'importanza della nostra categoria. Da quando sono state approvate le modifiche al Titolo V della nostra Costituzione, il settore sanitario e farmaceutico è stato l'unico ad essere andato verso un decentramento amministrativo ed economico. Lo spostamento del potere da nazionale a regionale, graduale e irreversibile, al momento non ci consente di capire se si tratta di un vero federalismo o di un neo centralismo regionale o piuttosto di una semplice deregulation. Ad oggi quello che registro è un sistema farmaceutico ibrido, regolamentato certo da leggi nazionali, ma alcune di queste sono rese inapplicabili da leggi regionali. Il sistema avrebbe bisogno di maggiore chiarezza sia per noi, sia soprattutto per i cittadini. Non è più accettabile che l'assistenza farmaceutica sia diversa da regione a regione, da provincia e provincia, da asl ad asl. Non devono essere problemi di bilancio o peggio una cattiva amministrazione a condizionare pesantemente la qualità del servizio farmaceutico che viene erogata al cittadino. Questa situazione è ancora più anomala alla luce della recente sentenza della Corte Costituzionale che conferma il farmaco come elemento portante dei LEA. Il 10 febbraio è stato riconvocato dal Ministro della Salute il tavolo sulla farmaceutica e in quella sede è stato assicurato che non ci saranno più "provvedimenti blitz". Tuttavia, non siamo certi che le Regioni si comportino allo stesso modo. Per questo motivo mi auguro che la nuova composizione della Conferenza Stato-Regioni e la riconvocazione del tavolo della farmaceutica siano da stimolo per i nostri dirigenti professionali e sindacali per studiare un progetto condiviso che proponga in maniera strutturale un modello di sistema farmaceutico, omogeneo nella qualità del servizio offerto ed uguale nella compartecipazione del cittadino alla spesa. Bisogna avere il coraggio di proporre soluzioni sulle norme di assegnazione delle farmacie, che oggi sono disciplinate da un sistema di concorsi lento e desueto; bisogna avere il coraggio di affrontare il criterio di distribuzione delle farmacie sul territorio rinunciando a qualche privilegio ed evitando che siano gli stessi titolari di farmacia a diminuire il quorum con una dissennata apertura di parafarmacie; bisogna riaffermare che i farmaci vanno distribuiti attraverso le farmacie e basta, perché sicuramente sarebbe una distribuzione più controllata, più vicina alle esigenze dei cittadini e con un costo certo (perché la spesa che passa per asl e ospedali non deve soggiacere all'art. 50?,', ', ', '); bisogna istituire una carriera per il farmacista collaboratore che premi l'anzianità e la preparazione e dia dignità a chi rappresenta la spina dorsale del sistema farmacia; bisogna rivedere i limiti per l'ereditarietà della farmacia, perché si è passati da un estremo all'altro, proprio a causa di una mancanza di programmazione. La progressiva erosione dei margini non ci consente di versare trattenute sul fatturato SSN che aggravano ancora di più la redditività delle nostre imprese. Occorre elaborare un sistema diverso di contribuzione per le nostre associazioni di rappresentanza e per il nostro sistema previdenziale. Dobbiamo avere il coraggio di affrontare questi problemi cedendo il giusto e riappropriandoci di tutte quelle competenze che ci sono state espropriate, dobbiamo avere la forza di far capire a chi ci governa che c'è un limite tra risparmio e servizio che non si può superare se si vuol continuare a mantenere in piedi una rete efficiente come la nostra.

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