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3 - Farmacia o drugstore? Intervista a Margherita De Bac, giornalista del "Corriere della Sera"

12 marzo 2010
di
Rif. rivista Marzo - Aprile 2010

Nelle farmacie si vendono troppi prodotti che esulano dall'area terapeutica e curativa

Proseguono su "Nuovo Collegamento" le interviste con le firme più note del giornalismo generalista e specializzato che nella loro carriera si sono occupate delle questioni legate alle farmacie e alla distribuzione dei farmaci. In questo numero sentiamo Margherita De Bac, giornalista del Corriere della Sera che da anni scrive con competenza di sanità, medicina, scienza, bioetica e anche di problemi sociali per il quotidiano.

Negli anni scorsi alla consueta attività pubblicistica ha affiancato l'attività di scrittrice. Con Sperling & Kupfer ha infatti pubblicato "Siamo solo noi", libro di denuncia sulla malattie rare e un secondo volume sull'argomento "Noi, quelli delle malattie rare" è da pochi mesi in libreria. In queste due opere sulle malattie rare la De Bac, con lo stile diretto e sobrio che le è proprio, ha evidenziato una situazione drammatica per i malati e i loro familiari: i dati sono pochi, i medici spesso non le conoscono e non le sanno né individuare né curare, i farmaci sono scarsissimi dal momento che non costituiscono un business interessante per le aziende farmaceutiche. Sono quindi la caparbietà e la determinazione dei genitori o dei familiari a fare la differenza con ricerche estenuanti su internet, sulle pubblicazioni scientifiche, con i contatti con altri rarissimi malati.

Alla De Bac che nel corso degli anni ha scritto vari articoli sull'assistenza farmaceutica domandiamo innanzitutto se è favorevole alla Legge n. 69/2009 che prevede espressamente la possibilità per le farmacie di erogare servizi di assistenza domiciliare, analisi di prima istanza, prenotazioni delle visite specialistiche e programmi di educazione sanitaria.

"Sì sono favorevole, la trovo una buona opportunità per i cittadini purchè questi servizi siano gestiti in modo professionale, da personale qualificato. E' un progetto di cui si parla da anni ma mai pienamente realizzato, specialmente la prospettiva delle prenotazioni di visite in farmacia mi sembra molto lontano, tranne che in Regioni all'avanguardia dal punto di vista dell'informatizzazione in sanità".

Cosa pensa delle ulteriori proposte di servizi utili quali, ad esempio, la possibilità di aprire le farmacie ad altre professioni sanitarie come l'infermiere, il podologo, il fisioterapista?

"Non mi piace, al contrario, questa seconda amplificazione dei servizi. La farmacia perderebbe le sue caratteristiche originarie, diventerebbe emporio, poliambulatorio, centro estetico e non ne guadagnerebbe come immagine. Sono oltretutto servizi che si possono trovare ovunque e non vedo perché offrirli anche in un luogo dove si va per acquistare farmaci".

Va spesso in farmacia e che tipo di rapporto ha con i farmacisti?

"Vado volentieri in farmacia e ogni volta ne esco con qualcosa in più rispetto alle necessità che mi ci hanno portato. Però raramente ho trovato farmacisti in grado di guidarmi verso prodotti da banco realmente utili ed efficaci. In altre parole, trovo sia una presa in giro consigliare ad esempio ad una mamma che chiede come poter lenire il mal di gola del suo bambino uno dei tanti sciroppi costosi, superflui e che in genere dopo un po' si devono buttare perché non vengono mai utilizzati per intero".

Come giudica quindi la competenza professionale e la cortesia dei farmacisti?

"Come in ogni professione, ci sono farmacisti bravi e meno bravi, gentili o meno attenti".

Cosa vorrebbe trovare in farmacia?

"Oggi le farmacie offrono di tutto e di più, nella mia vendono addirittura gli accappatoi. Ritengo che sia più che sufficiente".

Cosa invece non vorrebbe trovare?

"Non vorrei trovare prodotti che escono dall'area terapeutica e curativa, ad esempio mi sono spesso domandata cosa c'entrano i giocattoli per neonati e bambini un una farmacia".

La farmacia di oggi è su misura di donna o si potrebbero migliorare i servizi erogati al pubblico femminile?

"I servizi per il pubblico potrebbero essere decisamente migliorati dal momento che oggi in farmacia si considera soprattutto l'offerta dei prodotti di bellezza e per il trucco e ciò è decisamente riduttivo".

Quali differenze ha riscontrato presso le farmacie di altre nazioni che ha avuto modo di visitare?

"Nei viaggi che ho avuto modo di fare ho potuto constatare che all'estero il concetto di farmacia è molto diverso, a seconda dei Paesi. La formula migliore è quella americana dove si ha una specie di drugstore al cui interno c'è il banco per i farmaci prescrivibili e legati alla presentazione della ricetta medica".

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