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Editoriale
17 aprile 2014
di Eugenio Leopardi
Rif. rivista N. 3 Aprile 2014
AUTOREVOLEZZA E APERTURA AL FUTURO

Andare nella direzione di una maggiore integrazione tra farmacia e sistema sanitario nazionale è senza dubbio la principale tra le opportunità di riqualificazione professionale che la farmacia ha dinnanzi a sé. Se ne è parlato a Roma, nel convegno "Pharmaceutical care e servizi al cittadino: il nuovo modello di farmacia", al quale sono stato invitato come relatore nell'ambito della manifestazione FarmacistaPiù. Rispetto alla situazione attuale, non ci si può nascondere che, nonostante la normativa sui servizi abbia aperto nuove strade per l'integrazione della farmacia nel Ssn, i servizi offerti dalla farmacia ai cittadini sono per la maggior parte di tipo privatistico. Una reale delega alle farmacie da parte dell'amministrazione sanitaria di determinati servizi e mansioni stenta invece a decollare. Ma cosa manca alla farmacia per essere riconosciuta come parte integrante del Ssn? A mio avviso, la parola chiave è autorevolezza. Non tanto nei confronti dei cittadini - che sappiamo stimare ed apprezzare la farmacia - quanto piuttosto rispetto agli altri responsabi- li del Ssn che spesso non considerano la farmacia quale affidabile, autorevole e competente partner. A questi preconcetti noi dobbiamo rispondere con fermezza e con orgoglio: il farmacista è un professionista preparato, conoscitore del farmaco nella maniera più completa e pronto ad erogare i servizi previsti dalla legge. Nel preparare l'intervento, ho avuto modo di ragionare a fondo anche su un ulteriore aspetto: la tecnologia, che sta cambiando rapidissimamente il rapporto tra cittadini e salute. Lo sviluppo delle tecnologie mediche da un lato, e la diffusione degli smartphones con le loro applicazioni dall'altro, sono gli elementi che caratterizzeranno i servizi di domani. A pensarci bene, già oggi, quasi tutti i servizi che la farmacia offre si appoggiano alla tecnologia, in grado di offrire apparecchiature sempre più attendibili, di piccole dimensioni e di facile utilizzo. La velocissima diffusione degli smartphones sta consentendo una rapidissima evoluzione di applicazioni in grado di dare informazioni personalizzate sulla salute, tanto che molti cittadini iniziano a fare riferimento più ad esse che al proprio medico. Negli Stati Uniti, sono stati approfonditi i vantaggi dei nuovi microchip sottocutanei che, applicati ai neonati alla nascita, offrono dati su moltissimi parametri medici che arrivano in tempo reale al pediatra e allo smartphone dei genitori. In modo analogo, diverse tipologie di microchip sono in grado di comunicare con applicazioni di semplice utilizzo per offrire direttamente al cittadino informazioni sulla salute, il benessere e la prevenzione. Tutto questo ha due risvolti: uno pratico e uno sociologico. Dal punto di vista pratico, la farmacia di domani dovrà, per forza di cose, interfacciarsi con questi sistemi. Come lo farà? Diventerà una sorta di Punto Blu dove cambiare il Telepass quando non funziona più? Oppure avrà la preparazione, le competenze e la credibilità per essere il punto del consiglio, in aggiunta, se non in antitesi, con quanto possono comunicare un dispositivo elettronico e le sue app? Dal punto di vista sociologico, cito il pensiero di Evgeny Molozov, sociologo e giornalista bielorusso. Il suo ragionamento, merita di essere preso in seria considerazione da noi farmacisti quando pensiamo al nostro futuro professionale: "Tutte le conquiste della democrazia sociale - e tra queste la sanità pubblica - sono indebolite dal proliferare di soluzioni personalizzate in forma di app che mirano a sbarazzarsi delle istituzioni sostituendole con interazioni fluide e orizzontali basate su una logica di mercato. La trasformazione in app del problem solving riduce la salute da questione pubblica ad un progetto puramente privatizzato, nel quale il concetto di bene comune diventa una questione esclusivamente privata da affrontare in modo individuale anziché collettivo".

Ecco, io sono convinto del valore della sanità intesa come bene comune, collettivo e come conquista sociale da non svendere alla tecnologia e al mercato. Io sono convinto che il farmacista preparato potrà essere il migliore cuscinetto per non lasciare solo il singolo cittadino con una serie di notizie e dati sulla propria salute a disposizione. La tecnologia va portata al servizio della collettività, e credo che la sfida della farmacia sarà quella di accompagnare i cittadini nell'uso corretto, consapevole e umano della tecnologia diagnostica e preventiva. Eugenio Leopardi

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