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Editoriale
01 ottobre 2008
di Eugenio Leopardi
Rif. rivista Ottobre - 2008
Il farmacista è un professionista sanitario

A molti colleghi tale affermazione sembrerà pleonastica ma, nell'immaginario collettivo di oggi, non è un concetto sempre scontato. Se lo sono chiesti anche i Farmacisti Cattolici in una tavola rotonda, alla quale sono stato invitato a partecipare, tenutasi nell'ambito del Meeting per l'amicizia tra i popoli, a Rimini il 27 agosto scorso. Nonostante la legge lo affermi senza lasciare alcun dubbio, sia nel testo unico delle leggi sanitarie che in tutta la normativa che disciplina il servizio farmaceutico, si è fatta strada, più o meno inconsciamente, la convinzione che quella del farmacista sia un'attività commerciale, al pari di quella esercitata in qualunque bottega o supermercato. Negli ultimi tempi poi la spinta alla concorrenza, quasi unicamente rivolta al prezzo dei medicinali più che alla qualità dei servizi, ha rafforzato e accelerato nel cittadino tale opinione. Se si vuole salvare ciò che la storia ha consegnato alla professione di farmacista, occorre recuperare l'immagine perduta, che non è quella che appare al farmacista quando si sente gratificato dal contatto con un determinato paziente, ma quella che scaturisce dal dibattito in sede politica, sia nazionale che comunitaria. Occorre ricordare ciò che è contenuto nel "Codice deontologico del Farmacista" e anche nel "Giuramento del Farmacista" (vedi BOX) che, forse, non è conosciuto a sufficienza. Si deve pure affrontare - ed è ora - la "Questione Morale" nella professione. L'autorevolezza e la dignità di una professione si misura infatti dalla sua coerenza e dalla capacità di apparire monolitica nell'applicazione delle leggi come pure dei principi deontologici che la regolano. Non mi riferisco solo ai casi eclatanti che hanno dato spunto ai titoli delle prime pagine con i noti episodi di truffe a carico del Servizio sanitario nazionale. Mi riferisco piuttosto alle piccole, e non sempre tali, violazioni quotidiane delle norme che riguardano, ad esempio, l'obbligo della prescrizione medica, il rispetto della convenzione e tante altre violazioni che, in molti casi, sembrano ormai diventate la norma e che vengono commesse quasi senza rendersene conto. Analizzare a fondo l'operato quotidiano e confrontarlo con i principi deontologici, serve ad accorgersi che la dispensazione di un medicinale senza la prescritta ricetta costituisce, oltre ad una violazione supportata da sanzione (come ricorda anche la FOFI in una recente circolare,', ', ', '), anche un palese atto di concorrenza sleale punibile non solo in termini deontologici ma anche civilmente. Quando il Legislatore si occupa della farmacia, intesa come professione e non come impresa, quale immagine ha di fronte a sè? Quella del professionista sanitario che svolge, in regime di concessione, una funzione primaria prevista dalla Costituzione, ancorché tramite un'impresa, o un commerciante al quale "Mister prezzi" deve "tirare le orecchie"? Infine la preparazione professionale e l'aggiornamento continuo sono gli obiettivi a cui tendere e che l'Utifar, oltre a cercare di sviluppare il senso critico verso gli aspetti trattati, vorrà sostenere con tutti i mezzi a disposizione.

Giuramento del Farmacista
Testo approvato dal Consiglio Nazionale il 15.12.2005

GIURO DI ESERCITARE L'ARTE FARMACEUTICA IN LIBERTà E INDIPENDENZA DI GIUDIZIO E DI COMPORTAMENTO, IN SCIENZA E COSCIENZA E NEL RIGOROSO RISPETTO DELLE LEGGI, DEI REGOLAMENTI E DELLE NORME DI DEONTOLOGIA PROFESSIONALE;

DI DIFENDERE IL VALORE DELLA VITA CON LA TUTELA DELLA SALUTE FISICA E PSICHICA DELLE PERSONE E IL SOLLIEVO DELLA SOFFERENZA COME FINI ESCLUSIVI DELLA PROFESSIONE, AD ESSI ISPIRANDO OGNI MIO ATTO PROFESSIONALE CON RESPONSABILITà E COSTANTE IMPEGNO SCIENTIFICO, CULTURALE E SOCIALE, AFFERMANDO IL PRINCIPIO ETICO DELL'UMANA SOLIDARIETà;

DI ASSISTERE TUTTI COLORO CHE RICORRERANNO ALLA MIA OPERA PROFESSIONALE CON SCRUPOLO, ATTENZIONE E DEDIZIONE, SENZA ALCUNA DISTINZIONE DI RAZZA, RELIGIONE, NAZIONALITà, CONDIZIONE SOCIALE E IDEOLOGIA POLITICA E NEL PIù RIGOROSO RISPETTO DELLA LORO DIGNITà;

DI AFFIDARE LA MIA REPUTAZIONE ESCLUSIVAMENTE ALLE MIE CAPACITà PROFESSIONALI E ALLE DOTI MORALI DI CUI SAPRò DARE PROVA E DI EVITARE, ANCHE AL DI FUORI DELL'ESERCIZIO PROFESSIONALE, OGNI ATTO E COMPORTAMENTO CHE POSSANO LEDERE IL PRESTIGIO, LA DIGNITà E IL DECORO DELLA PROFESSIONE FARMACEUTICA.

LO GIURO

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