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Editoriale
31 gennaio 2008
di Eugenio Leopardi
Rif. rivista Gennaio - 2008
La prelazione dei comuni grimaldello per le catene

Sarò ripetitivo ma per me il pericolo maggiore che minaccia le nostre farmacie è rappresentato dalla possibilità che anche da noi si affermino le catene di farmacia afferenti (in proprietà o in factoring) ai grandi gruppi della distribuzione intermedia. Celesio (già Gehe,', ', ', '), Phoenix (Comifar,', ', ', '), Alliance Unichem, sono i tre colossi che in Europa già detengono oltre il 50% della distribuzione intermedia e che intendono gestire anche la distribuzione finale. Nel Regno Unito la cordata Kkr-Pessina ha pagato una cifra astronomica per il possesso della catena delle farmacie Boots. Le tre star dispongono di capitali enormi e molto probabilmente riusciranno a convincere la Corte di giustizia europea ad emettere una sentenza idonea all'ingresso del capitale non professionale nella proprietà della farmacia. Nell'attesa si muovono con cautela e grande accortezza. I loro rappresentanti rilasciano interviste idonee a preparare i farmacisti sull'avvento delle catene " è un evento ineluttabile, inutile dire no" e si augurano che in Europa il cambiamento avvenga gradualmente per poter calibrare gli investimenti. In Italia la situazione è per loro favorevole. Prima Storace ha liberalizzato i prezzi, Bersani ha poi tolto loro l'incompatibilità a gestire la farmacia e legittimato la pluriproprietà delle società. Sono interventi che rappresentano ottime premesse per completare il percorso iniziato alcuni anni or sono con l'acquisizione a qualsiasi prezzo della gestione di quelle poche farmacie messe sul mercato dai comuni. E' stato un assaggio di un piatto molto più sostanzioso che sperano di assaporare quest'anno con il varo della riforma del sistema farmacia. Le nuove regole sono state prima concordate al tavolo tecnico organizzato presso il Ministero della Salute e poi trasfuse in un emendamento governativo che cambia alcuni articoli del disegno di legge Bersani-ter. La soppressione della liberalizzazione dei farmaci di fascia C ha indotto i vertici della nostra categoria a rilasciare dichiarazioni ottimistiche. Suggerirei loro maggior cautela. Siamo sicuri che tutti i termini dell'accordo vengano trasfusi nei decreti legislativi che il governo ha la delega di emanare entro 4-5 mesi? Ci sono già segnali per nulla confortanti! Se raffrontiamo il testo dell'accordo che è stato diffuso con il testo dell'emendamento pubblicato si evidenziano alcune dissonanze. Sono spariti alcuni importanti riferimenti. Il primo è il valore del quorum. Il definitivo 3.800 si è trasformato in una indicazione generica per il governo "occorre assicurare una più adeguata assistenza farmaceutica". Ma questa estate quale governo avremo? Fra i Ministri ci sarà ancora la Turco? Per i nuovi arrivati il termine adeguato corrisponderà ancora ai previsti 3.800 abitanti per farmacia o ad un valore molto inferiore? Si apriranno 2.000, 3.000 o 5.000 nuove farmacie? Il mio timore è che le convenienze politiche-economiche abbiano il sopravvento sugli accordi. Lo dimostra la seconda dissonanza rilevata e strettamente connessa alla prima. Durante la trattativa fu concordato che i comuni fossero esclusi dal diritto di prelazione in concomitanza del primo grosso concorso per l'assegnazione delle sedi dopo l'entrata in vigore della legge. Nell'emendamento l'esclusione non c'è più, anzi, anche se inutile, la facoltà della prelazione comunale viene ribadita nel testo. A chi dobbiamo tale premura? Agli amministratori comunali bramosi di speculazione o ai scaltri responsabili delle tre star della distribuzione vogliosi di farmacie per le catene? Tra l'altro le sedi farmaceutiche che vengono prelazionate dai comuni sono le migliori, perché di prima scelta, e quindi le più convenienti da gestire. Pertanto per comuni e catene più farmacie si aprono meglio è. Se le catene con le acquisizioni dai comuni riusciranno a coprire le loro necessità, le farmacie private si troveranno senza possibili acquirenti e a competere con concorrenti molto agguerriti. Devo confessare che all'inizio d'autunno ero più ottimista sul nostro futuro!

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