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29 settembre 2025
di Alessandro Fornaro
Rif. rivista N6 | NUOVO COLLEGAMENTO 2025
INFLUENZA: UN SEGNALE DALL'INVERNO AUSTRALE
Dall’altra parte del pianeta, si sta uscendo da una stagione invernale caratterizzata da una diffusione influenzale che merita di essere valutata. Come sempre, infatti, ciò che accade laggiù nei mesi più freddi anticipa la situazione che si presenterà alle nostre latitudini. Ecco allora che l’inverno australe può rappresentare un utile osservatorio per prevedere l’intensità della prossima influenza invernale.

Già a maggio, quando in Australia si era ancora in autunno, i numeri avevano iniziato a raccontare una storia fuori dall’ordinario. Secondo i dati del Dipartimento della Salute, nei primi quattro mesi dell’anno erano già stati confermati diversi casi di influenza, con un incremento del 58,6% rispetto al 2024: un record per quel periodo (AusVaxSafety, 2025).
Anche la stampa aveva notato il trend, con il famoso quotidiano inglese The Guardian che lo scorso 23 maggio raccontava di un’Australia che stava facendo i conti con una delle stagioni influenzali più pesanti dell’ultimo decennio: oltre 83 mila casi di influenza, a cui dover sommare più di 67 mila diagnosi di COVID-19 e oltre 52 mila di RSV, il virus respiratorio sinciziale.
I dati di maggio rappresentavano solo un preludio di ciò che sarebbe arrivato con l’inverno. A fine agosto, in effetti, quando l’Australia era nel pieno della sua stagione fredda, il quadro risultava inequivocabile. Il Paese stava infatti vivendo una delle ondate influenzali più intense dell’ultimo decennio, con un impatto forte sulla tenuta degli ospedali e del sistema sanitario.


Nel corso dell’inverno, non è un singolo virus a correre, ma un’intera squadra: il ceppo A/H1N1, il ceppo A/H3N2 e soprattutto il virus B/Victoria, verso cui la popolazione mostra una copertura immunitaria minore.
Questo rende più facile la diffusione e più difficile la gestione. Ad affiancarli ci sono il virus respiratorio sinciziale e SARS-CoV-2, che completano uno scenario che molti esperti hanno descritto con un neologismo particolare, parlando di un vero e proprio “tripledemic”, ovvero un’epidemia tripla.
E adesso, mentre in Italia le giornate si accorciano a vista d’occhio, quelle cifre dall’altro emisfero non sono solo statistiche: sono un’anteprima che preoccupa alcuni osservatori, mentre altri parlano di situazione tutto sommato nella norma, da monitorare, ma senza allarmismi particolari.
Del resto, non dobbiamo fare troppa fatica per immaginare cosa significhi affrontare un’onda virale di queste proporzioni. 
Lo scorso inverno, in Italia, il sistema RespiVirNet dell’Istituto Superiore di Sanità ha contato oltre 16,1 milioni di casi di sindromi simil-influenzali (ISS, 2025). 
Mai così tanti nella nostra storia recente.
Anche lo scorso inverno non era una semplice influenza, ma già circolava un mosaico virale composto da H1N1, H3N2, virus B, uniti ad altri patogeni respiratori che si sono alternati e intrecciati, provocando circa un milione e mezzo in più di contagi rispetto all’anno precedente e mettendo in difficoltà i pronto soccorso, le terapie intensive, i reparti pediatrici.
Veniamo quindi da una stagione invernale lunga, intensa, capace di lasciare segni non solo nei numeri ma anche nella memoria di chi l’ha vissuta sul campo. 


E, stando ai dati australiani, potremmo trovarci di fronte a una situazione simile anche nei mesi a venire. 
Ecco perché le suggestioni che arrivano dall’Australia non sono una cronaca lontana, ma un avvertimento che ci riguarda da vicino. 
A breve, i primi casi potrebbero già comparire anche da noi. 
E se i virus in gioco saranno gli stessi - H1N1 e B/Victoria in primis - la differenza la farà la nostra capacità di rispondere.
Ma come prepararci a un inverno che si preannuncia “intenso” dal punto di vista della circolazione virale?
Di certo, il vaccino stagionale che sarà disponibile in Italia a partire da ottobre includerà proprio quei ceppi che oggi stanno circolando a sud del mondo. 
Come ben sappiamo, la vaccinazione antinfluenzale rappresenta da tempo uno strumento concreto, sicuro ed efficace, specie per i pazienti più fragili.
Le campagne di informazione messe in campo anche dalle istituzioni per incentivare la vaccinazione sono diffuse ed efficaci, come del resto sono molte le notizie di stampa che riportano, talvolta enfatizzandole, le notizie relative al rischio di diffusione dell’epidemia stagionale.
Ecco allora che molti clienti, in questo periodo dell’anno, entrano in farmacia con una domanda implicita: “Come posso evitare di ammalarmi quest’inverno?” 
Non sempre la questione viene formulata in questi termini: i clienti a volte parlano di stanchezza, di bambini che portano a casa raffreddori continui, di un sistema di difese che sembra cedere. 
È qui che il farmacista può dare un valore aggiunto, trasformando una richiesta, spesso generica, in un vero percorso di prevenzione.
Del resto, sui nostri scaffali non mancano i prodotti pensati per sostenere il sistema immunitario: vitamine, minerali, probiotici, estratti vegetali. 
Alcuni hanno evidenze più robuste, altri vanno interpretati e spiegati. 
Il ruolo del farmacista è proprio questo: distinguere, chiarire, guidare. Non proporre “qualcosa in più”, ma ciò che può davvero fare la differenza per quel paziente, in quella fase della vita.
Un esempio concreto? Una persona che trascorre poco tempo all’aperto può beneficiare di un supporto con vitamina D, chi soffre di frequenti infezioni respiratorie può trovare giovamento da percorsi con probiotici mirati, mentre nei periodi di stress intenso l’apporto di vitamina C e zinco può aiutare le difese a reggere meglio l’urto. 
C’è poi la lattoferrina, l’echinacea, la prevenzione omeopatica che tutti conosciamo. Non si tratta di vendere un prodotto, ma di personalizzare un consiglio, facendo attenzione alla specificità e alle prerogative peculiari di chi abbiamo di fronte.
Così facendo, la farmacia diventa non solo il luogo dove si cura, ma il luogo dove ci si prepara a stare meglio. 
Il messaggio che possiamo fare arrivare al cliente è forte: il sistema immunitario si può sostenere, giorno dopo giorno, con piccoli gesti che partono dall’alimentazione, dallo stile di vita e, quando serve, da integratori scelti con criterio. 


E il farmacista è la bussola che orienta tra mille possibilità, dando solidità e credibilità al concetto stesso di prevenzione.
Se l’inverno australe ci consegna un messaggio chiaro è questo: i virus corrono veloci. 
Ma la prevenzione può correre più veloce. In Italia abbiamo vissuto da poco una stagione record, sappiamo cosa può accadere. 
E sappiamo anche che la partita, oggi, si gioca sulla preparazione.
Ogni vaccino antinfluenzale somministrato, ogni parola di incoraggiamento, ogni dubbio sciolto davanti al bancone è un passo per costruire un inverno diverso.
Di certo, non possiamo fermare i venti che arrivano dall’emisfero sud, ma possiamo scegliere di aprire gli ombrelli giusti, prima che la pioggia inizi a cadere.

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