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Editoriale
04 febbraio 2010
di Eugenio Leopardi
Rif. rivista Gennaio - Febbraio 2010
Serve un confronto costruttivo per le sfide che ci attendono

Secondo i dati presentati dall'Anifa, l'Associazione che raggruppa le industrie produttrici di farmaci per l'automedicazione, i primi nove mesi del 2009 hanno fatto registrare una perdita del 4% nella vendita dei medicinali da banco. Sembra quindi che, anche con l'ingresso della grande distribuzione, il settore dell'autocura fatichi a tenere il passo con un mercato che, nonostante ingenti sforzi pubblicitari, è a tutt'oggi in sofferenza. Durante l'approvazione della legge Bersani, che ha concesso la vendita dei medicinali senza ricetta al di fuori del canale farmacia, l'atteggiamento delle industrie produttrici è stato in bilico tra un appoggio alla farmacia, quale garanzia di valorizzazione dei prodotti, e una sorta di speranza rispetto al fatto che, con l'ingresso di nuovi distributori, il mercato potesse decollare. Così non è stato. Il cittadino ha continuato a considerare il farmaco come un bene di primaria importanza e non di consumo. L'analisi di questa situazione, sostanzialmente statica nonostante l'ingresso di nuovi soggetti commerciali, porta necessariamente a porsi alcune domande, rispetto alle quali occorre al più presto aprire un tavolo di confronto tra i vari attori: istituzioni, aziende, farmacisti e medici. Non solo in relazione al farmaco per l'automedicazione, ma, più in generale, rispetto a tutto il settore farmaceutico che, in Italia, sta attraversando un momento particolarmente delicato. Per rispondere a queste sfide, e per governare al meglio il cambiamento, Utifar rilancia con forza l'idea già avanzata durante il Convegno di Roma dello scorso ottobre: un confronto costruttivo e una ampia collaborazione tra le parti cercando di lavorare insieme per riportare tutto il farmaco in farmacia. Questo non deve essere considerato come un vantaggio solo per la farmacia, ma dobbiamo evidenziare i vantaggi per i cittadini, che avrebbero un servizio migliore, per le istituzioni che risparmierebbero sicuramente, come da più parti dimostrato, e per le aziende che avrebbero a che fare con clienti, le farmacie, puntuali e affidabili nei rapporti commerciali. Questo vuol dire creare tra tutta la filiera del farmaco un rapporto costruttivo. Come costruttivo deve essere il rapporto tra colleghi, anche all'interno di ogni singola farmacia. In momenti di particolare difficoltà e grandi sfide, come certamente è quello attuale, l'essere uniti porta a risultati più positivi dell'essere in contrapposizione. Ciascuno di noi deve fare la propria parte. I collaboratori devono continuare a vedere nell'azienda farmacia presso la quale svolgono la professione il valore di bene comune e di presidio sanitario che essa rappresenta; i titolari, dal canto loro, devono valorizzare sempre più il ruolo e la ricchezza rappresentata dalla professionalità, preparazione e attenzione per il cittadino che ogni singolo collaboratore svolge quotidianamente. Mi auguro che questi suggerimenti da parte di Utifar vengano accolti favorevolmente e che questo 2010, per il quale vi rinnovo gli auguri, rappresenti il punto di partenza di un nuovo modo di difendere la professione farmacista e l'azienda farmacia.

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