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26 maggio 2025
di Alessandro Fornaro
Rif. rivista N4 | NUOVO COLLEGAMENTO 2025
OBESITÀ AL CENTRO DELLA SALUTE PUBBLICA
Il 2025 si apre con una svolta culturale e politica: l’obesità viene finalmente riconosciuta come malattia, e il tema diventerà protagonista del Calendario della Salute del prossimo anno distribuito in tutto il Paese. Iris Zani, presidente dell’associazione Amici Obesi Onlus, racconta il contributo dell’associazione alla realizzazione del Calendario e il significato profondo di entrare nelle case dei cittadini con un messaggio chiaro: non siete soli. Un’intervista che ripercorre la battaglia per i diritti dei pazienti e il valore di un nuovo approccio, umano e multidisciplinare, alla cura.

Presidente Zani, come nasce l’associazione Amici Obesi Onlus e qual è la sua missione?
L’associazione nasce nel 2005 come gruppo di mutuo aiuto per persone con obesità, con lo scopo di offrire informazioni, ascolto, supporto e condivisione. Il nostro intento è stato fin da subito quello di combattere l’isolamento e lo stigma che spesso accompagnano chi vive con l’obesità. Da semplice forum di confronto, siamo cresciuti fino a diventare una realtà strutturata, con oltre 20.000 utenti dislocati sul territorio nazionale. Promuoviamo informazione corretta, sosteniamo i pazienti nel loro percorso terapeutico – sia esso nutrizionale, farmacologico o chirurgico – e dialoghiamo con le istituzioni per far riconoscere l’obesità come patologia complessa, multifattoriale, che richiede un approccio multidisciplinare.


Quali sono le principali difficoltà che incontrano le persone che si rivolgono a voi?
La solitudine, innanzitutto. L’obesità è una condizione spesso giudicata moralmente: chi ne soffre viene etichettato come pigro o negligente. 
Questo crea un forte senso di colpa e vergogna, che porta molte persone a chiudersi in sé stesse. Molti si rivolgono a noi perché non riescono a trovare ascolto nemmeno tra i medici di base, o perché temono il giudizio della società. 
Altre difficoltà riguardano l’accesso ai percorsi terapeutici: non esiste ancora un protocollo nazionale omogeneo per la cura dell’obesità, e molte persone non sanno a chi rivolgersi.


Come risponde l’associazione a queste necessità?
Offriamo orientamento e supporto attraverso i nostri canali: il sito, i gruppi sul canale social Facebook e mediante contatti diretti. Organizziamo incontri informativi, convegni, webinar, ma anche momenti di socialità e scambio. Il nostro obiettivo è creare una rete: tra pazienti, familiari, professionisti della salute. 
Negli ultimi anni abbiamo intensificato il dialogo con i decisori politici per far valere i diritti delle persone con obesità, che non sono cittadini di serie B. La recente approvazione della legge alla Camera è anche frutto di queste battaglie.

E a livello culturale, cosa resta ancora da fare?
Tantissimo. L’obesità non è ancora percepita come una vera malattia. I media, la pubblicità e perfino certi ambienti sanitari continuano a trasmettere un’immagine distorta delle persone obese, rafforzando stereotipi e pregiudizi. 
Noi cerchiamo di combattere anche questo: vogliamo che le persone vengano viste e ascoltate per ciò che sono, non per il loro peso.

La Camera ha appena approvato una proposta di legge che riconosce l’obesità come malattia. 
Cosa rappresenta per voi questo momento?
È un momento storico. 
Dopo tanti anni di lotte, finalmente si riconosce che l’obesità non è una colpa individuale ma una malattia complessa, che necessita di diagnosi, cura e soprattutto rispetto. 
Per noi che abbiamo vissuto sulla pelle lo stigma e l’invisibilità sociale, questo passaggio segna un cambio di paradigma: l’obesità entra nella sanità pubblica, non più relegata a un problema estetico o di volontà personale.

Come ha reagito la vostra associazione a questo passo avanti?
Con grande emozione. 
Questa legge accoglie molte delle istanze che noi, come associazione, portiamo avanti da anni. Il riconoscimento nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), l’istituzione dell’Osservatorio sull’obesità, le campagne di sensibilizzazione contro lo stigma: tutto questo dà voce alle persone che fino ad oggi non ne avevano. 
Naturalmente, siamo consapevoli che ora serve vigilanza per garantire che quanto previsto sia attuato nei fatti.


La legge prevede anche fondi per la formazione del personale sanitario. 
Perché è un punto importante?
Perché la mancata formazione è uno dei problemi principali. 
Spesso medici e operatori sanitari non sono preparati a gestire i pazienti con obesità, non solo dal punto di vista clinico ma anche umano. 
Ci sono testimonianze terribili di persone umiliate o ignorate in ambito medico proprio per il loro peso. 
Una formazione seria ed empatica è fondamentale per invertire questa tendenza.

Pensa che questa legge possa contribuire a cambiare anche la cultura e la narrazione sull’obesità?
Sì, e deve farlo. Finché continueremo a rappresentare le persone affette da obesità come pigre o senza forza di volontà, non faremo alcun progresso. Serve una rivoluzione culturale. Questa legge può essere il primo passo, se accompagnata da campagne educative mirate, soprattutto nelle scuole e sui media.

In questa direzione, la farmacia può avere un ruolo attivo? 
I farmacisti rappresentano un punto di riferimento fondamentale nella gestione dell’obesità. Essendo professionisti sanitari di prossimità, possono svolgere attività di prevenzione, educazione e supporto ai cittadini. 
Attraverso campagne di sensibilizzazione, screening e consulenze personalizzate, i farmacisti aiutano a identificare precocemente i soggetti a rischio e a indirizzarli verso percorsi terapeutici adeguati. Inoltre, la loro formazione continua e la collaborazione con altri professionisti sanitari sono essenziali per garantire un approccio integrato e multidisciplinare alla cura dell’obesità.
In che modo i pazienti possono venire coinvolti attivamente nei percorsi di cura e nella costruzione delle politiche sanitarie?
Il coinvolgimento diretto delle persone con obesità è fondamentale. Come associazione, ci battiamo da sempre perché i pazienti non siano solo destinatari passivi di decisioni, ma parte attiva nella definizione dei percorsi e delle politiche sanitarie. 
Il confronto tra pari è uno strumento prezioso: permette a chi ha già affrontato un percorso di cura di offrire sostegno, consigli, ascolto. 
Ma non basta: servono tavoli istituzionali dove la voce di chi vive con la malattia sia ascoltata davvero. 
Per questo partecipiamo a incontri, conferenze, consultazioni pubbliche e collaboriamo con società scientifiche e organismi politici. Solo con questo approccio partecipativo possiamo costruire una sanità più equa, empatica e centrata sulla persona.


Oltre all’impegno istituzionale e informativo, l’associazione partecipa anche a progetti di sensibilizzazione rivolti alla cittadinanza. In quest’ottica, sarete pate attiva nella redazione dei contrnuti del Caledario della Salute 2026, che tratterà proprio i temi legati all’obesità. 
Ce ne può parlare?
Certamente. Siamo molto felici di far parte del progetto editoriale del Calendario della Salute 2026. 
Essere presenti in questo calendario significa entrare nelle case degli italiani e offrire un punto di riferimento concreto a chi si trova in difficoltà. 
Speriamo che, sfogliando questo calendario, le persone possano trovare non solo informazioni corrette e accessibili, ma anche la consapevolezza di non essere sole. 
Il nostro obiettivo è far capire a chi convive con l’obesità che esistono strumenti, percorsi e soprattutto una rete di sostegno pronta ad ascoltarli, accoglierli e accompagnarli verso una presa in carico consapevole e rispettosa. 
Vogliamo offrire un punto di riferimento concreto, capace di orientare e rassicurare chi è alla ricerca di aiuto.

Quali sono ora le priorità per “Amici Obesi”?
Intanto continueremo a sostenere i pazienti e a sensibilizzare l’opinione pubblica. 
Ma soprattutto vigileremo affinché il Senato approvi definitivamente la legge, e affinché vengano messi in pratica i contenuti previsti. 
L’obesità è una malattia: chi ne soffre ha diritto a essere curato, rispettato e ascoltato.

Il nuovo Calendario della Salute 2026: un anno dedicato alla lotta contro l’obesità
Anche per il 2026 torna l’appuntamento con il Calendario della Salute, uno strumento educativo ormai consolidato e ampiamente apprezzato da farmacisti, medici e cittadini per il suo valore informativo e di prevenzione. 
Il progetto rinnova la sua missione con un’edizione interamente dedicata a uno dei temi più urgenti e trasversali della nostra epoca: l’obesità.
Non è la prima volta che il Calendario affronta questo argomento, già nel 2006 se ne parlava con attenzione, ma oggi il contesto è profondamente cambiato. Negli ultimi anni, infatti, sono stati introdotti nuovi farmaci e approcci terapeutici che hanno ridefinito le possibilità di intervento. 
Al contempo, la pandemia di COVID-19 ha aggravato il problema, modificando stili di vita, abitudini alimentari e benessere psicofisico.
Uno dei punti di svolta, come scritto nell’intervista precedente, è arrivato dal riconoscimento ufficiale dell’obesità come malattia invalidante da parte del Parlamento italiano. Un traguardo raggiunto anche grazie all’instancabile lavoro dell’associazione Amici Obesi ONLUS e che apre ora la strada a nuovi strumenti normativi, terapeutici e di prevenzione, tra cui l’inserimento di farmaci specifici nel prontuario dell’AIFA. Ma il Calendario della Salute 2026 non si limita a fornire informazioni. 
Rappresenta anche un invito concreto all’azione per i professionisti della salute, primi fra tutti i farmacisti, che con la loro presenza capillare sul territorio possono svolgere un ruolo fondamentale nella promozione di corretti stili di vita e nella sensibilizzazione della popolazione.
La cura dei testi è stata affidata al professor Paolo De Cristofaro, Direttore Centro Specialistico Nutrizionale, Riferimento Regione Abruzzo per SIO c/o Sani Medical Center, Castellalto (TE) insieme a Marco Mattioli, Medico, Marina Ramal, biologa e ricercatrice, Luca Valerii , biologo nutrizionista, Roberto Galli, biologo nutrizionista, tirocinante mentre le illustrazioni sono di Monica Maaten.  
Il Calendario della Salute 2026, come tutte le edisioni precedenti, è più di una pubblicazione: è un progetto culturale, un impegno sociale, una guida quotidiana per prendersi cura di sé e degli altri. 

LA LEGGE

Il 7 maggio 2025, la Camera dei Deputati ha approvato la proposta di legge n. 741, che riconosce ufficialmente l’obesità come “malattia progressiva e recidivante”. Ora, la proposta di legge dovrà passare all’esame del Senato per l’approvazione definitiva.
Se approvata, l’Italia sarà il primo paese al mondo a riconoscere l’obesità come malattia attraverso una legge nazionale.

Punti salienti della proposta di legge
• Riconoscimento dell’obesità come malattia. L’obesità viene definita come una patologia progressiva e recidivante, superando la visione che la considerava esclusivamente una questione di scelte individuali. Tuttavia, durante l’esame in Commissione, è stata soppressa la qualifica di “cronica” per motivi legati alla copertura finanziaria.
• Inclusione nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) Le prestazioni per la diagnosi, cura e prevenzione dell’obesità saranno inserite nei LEA, garantendo l’accesso gratuito attraverso il Servizio Sanitario Nazionale. 
• Finanziamento dedicato La legge prevede stanziamenti crescenti: 700.000 euro per il 2025, 800.000 euro per il 2026 e 1,2 milioni di euro annui a partire dal 2027, destinati a programmi nazionali per la prevenzione e la cura dell’obesità. 
• Istituzione di un Osservatorio Nazionale Sarà creato un organismo presso il Ministero della Salute per monitorare, studiare e diffondere informazioni sugli stili di vita della popolazione italiana. 
• Campagne di sensibilizzazione La legge promuove iniziative di informazione ed educazione per sviluppare la conoscenza di uno stile di vita sano e combattere lo stigma associato all’obesità.
• Formazione del personale sanitario La legge prevede anche una spesa di 400.000 euro annui a partire dal 2025 per la formazione e l’aggiornamento in materia di obesità e sovrappeso degli studenti universitari, dei medici di medicina generale, dei pediatri di libera scelta e del personale del Servizio Sanitario Nazionale.

Nella foto allegata: la dottoressa Iris Zani

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