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05 dicembre 2023
di Alessandro Fornaro
Rif. rivista Nuovo Collegamento 2-2024
LOCALI ESTERNI PER LA FARMACIA DEI SERVIZI
Sulla scia del percorso già intrapreso da altre Regioni come la Lombardia e l’Emilia Romagna, anche il Veneto ha regolamentato l’utilizzo di locali esterni alla farmacia per l’implementazione dei servizi a supporto dei cittadini, nell’ottica di una farmacia sempre più integrata nel Ssn

In diverse occasioni, abbiamo evidenziato come la farmacia dei servizi abbia ricevuto un forte impulso dall’emergenza pandemica.

In diverse occasioni, abbiamo evidenziato come la farmacia dei servizi abbia ricevuto un forte impulso dall’emergenza pandemica.
Le farmacie hanno prontamente risposto alle necessità che, via via, si sono susseguite: dai tamponi alla vaccinazione, passando per un supporto al cittadino che non è stato di certo dimenticato sia dal pubblico, sia dalle istituzioni.
Tra le immagini che ci portiamo dentro di quel periodo, come dimenticare i gazebo fuori dalle farmacie?
Erano concessi in deroga alle normative comunali proprio per ovviare alla carenza di spazi interni alle farmacie e per garantire l’espletamento dei servizi necessari.
Ora, l’emergenza non c’è più.
Ma il problema degli spazi persiste, almeno per molte farmacie site in piccoli paesi o nei centri storici di alcune città.

Come riuscire, allora, a garantire alla cittadinanza una serie di servizi che, seppur non più emergenziali, possono tornare di grande utilità per la collettività?
E come sviluppare un’autentica farmacia dei servizi in quelle realtà, che purtroppo non mancano, dove le Asl locali pongono una serie di paletti alle singole farmacie?

Talvolta, infatti, le normative risultano interpretabili e spesso ciò viene fatto in maniera troppo restrittiva, diventano un bastone tra le ruote. Come, nel caso, per esempio, della previsione di spazi minimi dedicati ai servizi.
è proprio nell’ottica di superare queste ed altre limitazioni all’implementazione della farmacia dei servizi che lo scorso 29 gennaio la Giunta della Regione Veneto ha emanato una delibera (DGR n.69) avente come oggetto la “Approvazione del documento recante indirizzi per l’utilizzo, da parte delle Farmacie di comunità della Regione del Veneto, di locali, anche esterni alle stesse, per l’erogazione dei servizi sanitari rientranti nella cosiddetta Farmacia dei servizi”.
Come riporta la nota introduttiva, il provvedimento è stato approvato al fine di “rafforzare il ruolo della farmacie nell’ambito della rete assistenziale territoriale a beneficio della cittadinanza, in coerenza, tra l’altro, con l’attuale orientamento normativo che sempre più qualifica le farmacie come servizi sanitari di prossimità integranti il Ssn”.
In quest’ottica di implementazione della farmacia dei servizi, la Regione Veneto ha dunque rilevato la necessità di fornire indirizzi regionali circa l’utilizzo dei locali della farmacia, anche esterni alla stessa, per lo svolgimento dei servizi.
Nello specifico, secondo la delibera, la farmacia può utilizzare locali esterni distaccati, ma esclusivamente per lo svolgimento dei servizi sanitari rientranti nella “Farmacia dei servizi”.
Le limitazioni previste sono sostanzialmente due.

La prima prevede che “i locali devono ricadere nell’ambito della sede farmaceutica di pertinenza della farmacia, prevista dalla c.d. “pianta organica”. La seconda limitazione riguarda la dispensazione, la vendita o la semplice raccolta delle ricette che non può avvenire in questi locali ma deve continuare ad essere svolta “unicamente presso i locali principali della farmacia”.
Trattandosi di un ampliamento dei locali della farmacia, va richiesta l’autorizzazione alla Asl di competenza che deve esprimersi entro 120 giorni dalla richiesta.
Interessante la questione riguardante le insegne della farmacia. In tal senso, la delibera prevede che “la croce verde e la denominazione Farmacia devono essere utilizzate esclusivamente per contraddistinguere i locali principali della farmacia. L’utilizzo delle stesse presso i locali distaccati risulterebbe, infatti, del tutto fuorviante e confondente per il cittadino.
I locali distaccati che prevedono l’accesso al pubblico devono essere invece dotati di un’insegna o cartellone che dia massima evidenza al cittadino circa la farmacia ai quali afferiscono e devono rendere ben visibile l’elenco dei servizi negli stessi erogati.
Analoga indicazione deve essere presente anche presso i locali principali qualora i servizi vengano erogati in spazi o locali interni alla farmacia”.
Non manca l’indicazione dei requisiti minimi che i locali devono dimostra di possedere.
Anzitutto, ma questi sono aspetti che risultano scontati, va garantita la riservatezza e la tutela della privacy. Inoltre, i locali devono garantire spazi di manovra adeguati per gli operatori, per la gestione delle strumentazioni e per il posizionamento di eventuali lettini.
Più interessante la previsione che “in caso di locali destinati allo svolgimento di attività professionali infermieristiche/fisioterapiche” sia necessario prevedere uno locale d’attesa o, almeno, uno spazio o un vano ad essa dedicati.

Ma come fare se la farmacia non dispone di locali esterni o se essi non rientrano nei requisiti minimi necessari per ottenere l’autorizzazione?

Le possibilità offerte dalla delibera sono due. La prima, forse la più semplice, è quella di svolgere le prestazioni “al di fuori degli orari ordinari di apertura al pubblico”. La seconda opportunità è invece quella di dividere il locale con altre farmacie, a patto che i locali siano ubicati all’interno della pianta organica di almeno una delle farmacie coinvolte in questo accordo, per dirla all’inglese, di space-sharing.
Infatti, come prevede al delibera, “due o più farmacie afferenti alla medesima Azienda ULSS, di proprietà di soggetti diversi possono esercitare in comune i servizi di primo livello di autoanalisi e di secondo livello erogabili con dispositivi strumentali e/o erogare prestazioni professionali presso locali distaccati, previa stipula” di uno specifico contratto di rete.
Come detto, la delibera del Veneto segue una serie di provvedimenti simili adottati da altre Regioni. Si tratta di iniziative che vanno nella giusta direzione di favorire la possibilità di espletare nel migliore di modi i servizi. La delibera del Veneto sarà certamente di esempio anche ad altre regioni che si apprestano ad adottare provvedimenti simili.

Come è nata la delibera

Abbiamo chiesto ad Andrea Bellon, presidente di Federfarma Veneto, di raccontarci come è nata la delibera, alla base della quale c’è stata una stretta collaborazione tra le rappresentanze di categoria e le istituzioni regionali.

Dottor Bellon, quali sono i punti a suo avviso più significativi di questa delibera?
Per quanto riguarda la questione degli spazi interni da dedicare all’erogazione dei servizi, in particolare quelli di secondo livello, abbiamo pensato, assieme alla Regione, di rovesciare il ragionamento: anziché partire dall’individuazione a priori di spazi minimi necessari, abbiamo deciso che sia la specifica attività erogata a determinare le dimensioni necessarie al suo corretto svolgimento.
Nella delibera, si stabilisce infatti che debbano essere garantiti spazi di manovra adeguati per gli operatori e per la gestione delle strumentazioni, senza porre un limite a monte. Del resto, se ci pensiamo, sarebbe assurdo paragonare gli spazi dedicati ai servizi all’interno di una farmacia a quelli di un ambulatorio, dove si svolgono unicamente analisi. è la farmacia nel suo insieme a possedere i requisiti necessari, non lo spazio dedicato ai servizi.

Il ragionamento non fa una piega e, in effetti, apre la strada ad un differente modo di intendere gli spazi interni della farmacia.
La delibera prevede anche un’altra grande novità, ovvero la possibilità di operare in spazi esterni. La nostra regione presenta delle caratteristiche peculiari, con molte farmacie che, per dimensioni, risulterebbero impossibilitate ad erogare i servizi all’interno dei locali della farmacia.
Penso a Venezia, dove la diminuzione progressiva della popolazione ha sì determinato un soprannumero di farmacie, ma si tratta pur sempre di farmacie sottodimensionate, impossibilitate ad ampliare i propri spazi proprio per come è strutturata la città. Ma penso anche alle molte aree montane e rurali che caratterizzano il nostro territorio. Sarebbe un peccato che, in quelle situazioni particolari, la popolazione rimanesse priva della farmacia dei servizi. Abbiamo allora pensato all’utilizzo di spazi esterni, anche da condividere con altre farmacie del territorio. Nel pensare a queste soluzioni, abbiamo voluto salvaguardare un principio cardine che condividiamo con la Regione, ovvero il rispetto della pianta organica.
Gli spazi esterni utilizzati per l’erogazione dei servizi devono essere interni alla pianta organica della farmacia e, nel caso più farmacie si mettessero in rete per gestire uno stesso spazio, questo deve essere ubicato internamente alla pianta organica di almeno una tra le farmacie coinvolte.

Da quanto lei ci racconta, avete operato in stretta sinergia con la Regione, condividendo con le istituzioni l’intero progetto.
Sì, e non è la prima volta!
La Regione Veneto si è sempre dimostrata molto attenta al potenziale che le farmacie offrono per la tutela della salute pubblica. Il nostro progetto per l’aderenza terapeutica, per esempio, viene tuttora preso ad esempio in molte altre realtà.
Sempre nel recente passato, abbiamo intrapreso altre importante collaborazioni.
Non posso non ricordare che, fin dagli albori della cosiddetta farmacia dei servizi, il Veneto è stata l’unica regione ad avere avviato tutti i servizi che, via via, si sono resi possibili.
Questo è frutto di una collaborazione costante e costruttiva, che parte, e ci tengo a ricordarlo, da una grande disponibilità della Regione al confronto con la nostra categoria.

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