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Utifar

13 maggio 2010
di
Rif. rivista Giugno 2010

L'obesità è in aumento, in particolare tra i bambini. Quali sono da parte delle istituzioni i piani per prevenire e ostacolare questa tendenza che avrà ripercussioni fortissime nella sanità pubblica?

MISURE PER CONTRASTARE IL SOVRAPPESO - Controllo dell'obesità

Una recente ricerca effettuata dagli scienziati della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health ha rilevato che l'indice di obesità in America crescerà esponenzialmente entro il 2030 fino ad avere nove persone su dieci affette da questa patologia. Come conseguenza ci sarà un aumento del totale delle spese mediche dovute ai problemi di salute legati all'obesità che si attesteranno intorno ai quasi 1000 miliardi, il 17% della somma totale. Studi recenti dicono che il problema del sovrappeso comincia ad estendersi anche nei paesi colpiti dalla mancanza di cibo: come è potuto accadere che la popolazione mondiale sia diventata così grassa? La motivazione sta in molti fattori che convergono nella nostra epoca: il processo di urbanizzazione delle masse; l'aumento di una vita sedentaria data dalle innumerevoli apparecchiature di comodo - automobili, televisione, computer - che hanno portato ad un processo di sedentarizzazione incontrollato. Inoltre, soprattutto tra gli strati della popolazione più povera, i cibi distribuiti dai fast food, sia per motivi di sottocosto, sia per una mancanza di educazione basilare, sono di particolare attrazione. Le malattie legate all'obesità sono in aumento tra i bambini, in particolare il diabete di secondo tipo: nell'occhio del mirino ci sono le strategie di marketing che proliferano sia tramite il canale di comunicazione dei media, sia attraverso le normali affissioni nei supermarket. Quali sono da parte delle istituzioni i piani per prevenire e ostacolare questa tendenza irreversibile che avrà ripercussioni fortissime nella sanità pubblica?

Barack Obama è in prima linea

Da Barack Obama un decreto rivoluzionario per l'America in tema di sanità e obesità, malattia diventata una piaga sociale in forte aumento che necessita a questo punto interventi drastici e incisivi. Obama è in prima linea, anche se non è stato il primo, a muoversi in questa direzione: attentissimo a tutte le questioni in materia di salute, la riforma del presidente ha introdotto un provvedimento innovativo che obbligherà entro il 2011 catene e fast food a rendere note su menù e cartelloni la quantità calorica contenuta nei cibi. Stessa sorte anche per le merendine e gli snack distribuiti dalle macchinette automatiche, che dovranno riportare sulle etichette le informazioni nutrizionali. Ma sarà sufficiente per contrastare il problema? Certamente il risultato non può prescindere da un'educazione precisa e mirata nei confronti dei ragazzi, materia che dovrebbe rientrare in una educazione scolastica mirata e precisa. L'iniziativa di Obama ha trovato d'accordo nutrizionisti e studiosi: Kelly D. Brownell del Rudd Center for Food Policy and Obesity dell'università di Yale ha evidenziato la scarsa informazione esistente tra la popolazione nei confronti del cibo ingerito, atteggiamento che si accentua nel caso dei pasti siano fuori casa: "Gli americani spendono fuori casa più della metà del loro budget destinato al cibo. E quando la gente mangia fuori, mangia di più e peggio, ma questo accade in parte perché non sanno quello che c'è nel cibo". Atteggiamento positivo anche da parte delle grandi catene americane, che hanno dimostrato una collaborazione in controtendenza con lo scarso sostegno dimostrato negli anni scorsi. Sue Hensley, portavoce del National Restaurant Association, ha dichiarato di essere favorevole al fatto che i consumatori ricevano le stesse informazioni negli oltre 200 mila ristoranti dell'associazione presenti in tutto il paese. Commenti favorevoli arrivano anche dall'Italia: "Si tratta di un nuovo capitolo della battaglia dell'amministrazione Obama contro il cibo spazzatura - sottolinea una nota di Coldiretti - la trasparenza della caratteristiche dei prodotti alimentari - dalle calorie all'indicazione della provenienza - aiuta i consumatori a compiere scelte consapevoli in un momento in cui crescono nei paesi avanzati le malattie legate alla scorretta alimentazione.

Le politiche dei paesi europei

Ma qual è la posizione dell'Unione Europea rispetto alla politica di educazione nutrizionale? Non esiste ad oggi un piano comune, ma politiche comunitarie mirate alla corretta informazione dei consumatori tali da determinare corretti comportamenti nel consumo alimentare. Una di queste campagne di informazione, che si pone sulla falsa riga del provvedimento di Obama, impone l'etichettatura nutrizionale dei prodotti trasformati. Più precisi gli interventi di Finlandia e Inghilterra: cosa non sorprendente dato che i paesi del nord Europa, dove il problema dell'obesità è emerso anteriormente rispetto ai paesi mediterranei, sono un passo avanti rispetto all'adozione di strategie contro il sovrappeso. La Finlandia, che negli anni '70 godeva del triste primato del più alto tasso di mortalità per le malattie cardiovascolari, grazie ad un cambiamento delle abitudini alimentari, è riuscita a far diminuire nelle ultime tre decadi il dato in maniera decisiva: l'intervento si è focalizzato sulla modifica negli alimenti serviti in scuole e mense, ma anche in ristoranti e supermercati. Proprio in Finlandia all'inizio di quest'anno uno studio condotto dal dottor Marko Kalliomaki su 50 bambini, dalla nascita fino all'età di 7 anni, ha dimostrato che lo yogurt è un ottimo alleato nel combattere obesità e diabete, oltre ad avere effetti benefici sul colon: la ricerca ha dimostrato che i piccoli che avevano mangiato regolarmente yogurt pesavano in media 4 chili in meno dei loro coetanei e presentavano un intestino pressoché libero dai batteri cattivi, come lo stafilococco. Nell'equilibrio tra chili di troppo e intestino sano entra in gioco lo yogurt con la sua capacità di ridurre, fino al 2%, l'assorbimento di energia degli alimenti. Per quanto riguarda l'Inghilterra, nel 2002 quanto il tasso di obesità aveva raggiunto il 22%, è stata attuata una campagna di comunicazione per promuovere il consumo di frutta e verdura e ridurre quello di sale, oltre a misure per migliorare l'alimentazione nelle mense scolastiche e a piani locali per promuovere l'attività fisica. L'azione più incisiva e lodevole si è però verificata nel 2004 con la pubblicazione di un Libro Bianco in cui si definivano standard nutrizionali per i prodotti trasformati e una etichettatura colorata per indicare le proprietà dei diversi cibi: rossi quelli con caratteristiche nutrizionali sbilanciate, verdi per quelli più salutari e gialle per quelli a rischio.

Il Giappone si affida alla tecnologia

Attenzione al Giappone, sempre all'avanguardia: infatti, il paese del Sol Levante si è affidato al telefonino per aiutare la popolazione a trovare la sua forma ideale. Sostanzialmente è stato lanciato un progetto pilota che permette alle persone che soffrono di malattie legate all'alimentazione di inviare a un team di dietisti una foto di quello che si apprestano a mangiare: il responso arriva nel giro di tre giorni. I partecipanti al progetto possono anche iscriversi a un sito internet su cui caricare le foto delle loro pietanze e ricevere ulteriori informazioni su una alimentazione salutare. Nel primo anno di partenza della proposta si sono iscritti al programma un centinaio di utenti, affetti in primo luogo da disturbi cardiaci, diabete e obesità. Il programma utilizza una tecnologia sviluppata dal produttore di dispositivi medicali Asahi Kasei Corp, presente in circa 150 centri sanitari e municipalità giapponesi: il ministero spera di ridurre del 25% entro il 2015 il numero di persone in soprappeso. E l'Italia? Entro il 2015, dicono le stime, ci saranno il 40% in più di obesi, ovvero circa 28 milioni di italiani con problemi di peso e tra questi i bambini. Attualmente i 16 milioni di italiani in soprappeso costano allo Stato oltre 22,8 miliardi di Euro. La lista ipotetica di interventi politici è molto folta e si muove tra misure per la regolamentazione e la correttezza dei messaggi pubblicitari, con particolare attenzione alle fasce dei bambini, l'introduzione di standard nutrizionali negli alimenti in commercio, dal riconoscimento della responsabilità legale delle aziende produttrici di alimenti, tutte misure che entrando direttamente in contrasto con industria, grande distribuzione e produttori, difficilmente verranno introdotte nel breve termine. Le misure nel nostro paese, anche se saranno sollecitate a livello statale, avranno sviluppi particolari a livello di amministrazioni regionali, data l'autonomia legislativa in materia sanitaria. L'auspicio più probabile è che sia introdotta una campagna di sensibilizzazione ed educazione a partire dalla scuola, per formare menti responsabili e informate. Prima ancora che dalla scuola, e prima ancora di essere informazione, deve essere corretta abitudine. E la corretta abitudine non può che partire dalla famiglia.

L'utilizzo di orlistat e l'importanza del consiglio del farmacista

Uno studio pubblicato sulla rivista "Obesity" nel marzo 2008 con il titolo "Compliance, cambiamenti di comportamento e perdita di peso con orlistat senza obbligo di prescrizione" ha fornito importanti informazioni su come i pazienti utilizzano orlistat 60 mg, un medicinale di libera vendita, secondo le indicazioni fornite dal farmacista e ricevute tramite materiale informativo, quindi senza la supervisione di un medico. Lo studio è durato 3 mesi ed è stato condotto in 18 farmacie degli Stati Uniti, raccogliendo i dati di 237 persone che, dopo avere acquistato il farmaco, hanno partecipato ad almeno uno dei colloqui effettuati a 14, 30, 60 e 90 giorni dopo l'inizio della terapia. La maggior parte dei soggetti ha seguito le istruzioni di dosaggio e ha assunto due o tre capsule al giorno, durante i pasti, per tutto il periodo dello studio. La maggior parte dei soggetti ha assunto anche un multivitaminico ogni giorno, come indicato. Circa l'80% dei soggetti ha utilizzato il materiale didattico e lo ha trovato utile o molto utile. Per tutta la durata dello studio, la maggioranza delle persone hanno riferito di seguire una dieta e il 51% dei soggetti ha segnalato di fare esercizi più frequenti o più lunghi rispetto all'inizio della terapia. Circa l'80% dei soggetti si sono dichiarati soddisfatti o molto soddisfatti del peso raggiunto: la relativa perdita di peso media misurata e auto-riferita è del 5% dopo 90 giorni. Gli effetti indesiderati più comuni sono stati i disturbi gastrointestinali. La maggior parte dei soggetti non ha interrotto o sospeso orlistat a causa di questi disturbi. I risultati dimostrano che una informazione corretta è essenziale per l'assunzione di questo medicinale contro l'obesità. Il farmaco è di libera vendita, pertanto il consiglio del farmacista è di cruciale importanza ed è richiesto e seguito dalla maggior parte delle persone.

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