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10 dicembre 2010
di
Rif. rivista Dicembre 2010

"Mamma, ti prego, non spegnere la luce". Oppure: "Oddio, domani ho il compito in classe di latino!". Quante volte abbiamo assistito a reazioni di questo tipo da parte dei nostri figli, spesso accompagnate da scene di pianto o da strilli. Spesso sono il segnale di uno stato d'ansia profonda che impedisce di affrontare con serenità i piccoli, grandi problemi della vita di ogni giorno. Se il bambino manifesta fobie; se vive la scuola come un'esperienza drammatica; se sperimenta di frequente l'angoscia di "non farcela" o di "non essere all'altezza"; è bene non sottovalutare il problema, ma aiutarlo a riportare il tutto in una dimensione più equilibrata, magari chiedendo consiglio ad un esperto.

Cos'è l'ansia

Quando si parla di disturbi d'ansia, in genere, si pensa subito a soggetti adulti. Nella nostra cultura l'infanzia è l'età della gioia, della spensieratezza: guardando un bambino non pensiamo mai che possa avere pensieri e preoccupazioni tali da compromettere il suo equilibrio e la sua serenità. Eppure il disturbo d'ansia è la diagnosi psichiatrica più ricorrente nella popolazione fino ai sedici anni d'età. La motivazione è in gran parte riferibile ai profondi cambiamenti che hanno investito la nostra società e indirettamente la famiglia, microcellula e calamita dei problemi e dei vizi sociali. Un esempio sopra tutti è il fenomeno, sempre più diffuso, delle separazioni con i problemi psicologici derivanti che investono i figli, protagonisti involontari del trauma familiare.

L'ansia buona

Cos'è l'ansia? L'ansia, in condizioni normali, è uno stato di attivazione, di carica psicologica e organica che ci consente di affrontare i problemi quotidiani con coraggio e di superarli. L'ansia sana, infatti, è un'esperienza universale che fa parte della vita e della natura umana: si manifesta già nell'infanzia, come paura dell'ignoto, ci accompagna per tutta la vita, per concludersi poi come paura di quell'ignoto che è la morte. La nostra giornata, poi, è ritmata da tensioni ansiose: la cosa importante è imparare a conviverci, a tenerle sotto controllo senza farci sopraffare. L'ansia sana è una componente normale dello sviluppo del bambino: è uno stato di prontezza ed attivazione generale dell'organismo collegato ad una situazione di attesa o pericolo. Se non provassimo mai ansia, non saremmo in grado di distinguere i pericoli e di difenderci da essi.

Ansia, paura o fobia?

Se l'ansia supera certi limiti, da forza positiva e creativa si trasforma in tensione distruttiva, irragionevole, in grado di ridurre l'efficienza della persona limitandola fortemente e ponendola in una situazione di grave disagio. Si parla in questo caso di ansia nevrotica o patologica che Laughlin definisce come "tensione apprensiva o irrequietezza che nasce dal sentire un pericolo imminente ma vago e di origine sconosciuta". Se l'ansia si manifesta con attacchi brevi, acuti e intensi, si parla di panico L'ansia è quindi una condizione molto simile alla paura, con la differenza che quest'ultima è una tensione apprensiva che nasce da una minaccia o da un pericolo ben chiaro alla nostra coscienza e solitamente esterni: lì davanti ai nostri occhi. La paura, quindi, è una reazione di timore verso un evento esterno o una situazione obiettivamente pericolosi. Ma può anche manifestarsi per eventi inoffensivi, ma tipicamente temuti dal bambino di una certa età e con un dato sviluppo cognitivo. Il periodo dello sviluppo più soggetto alla comparsa di normali paure è tra i 2 e i 6 anni. L'ansia è invece una reazione eccessiva di apprensione alle possibili conseguenze di un evento. La fobia è un'eccessiva reazione apprensiva con tendenza all'evitamento nei confronti di un evento esterno, una situazione o un oggetto che non sono obiettivamente pericolosi. Tale reazione, ovviamente, è inadeguata alla fase evolutiva del bambino. L'ansia si manifesta con risposte fisiche risposte comportamentali e risposte cognitive. Le reazioni ansiogene o fobiche ad un trauma possono essere, nei bambini, differite nel tempo.

Principali disturbi d'ansia

I bambini possono soffrire di quattro principali disturbi d'ansia:

- il disturbo d'ansia da separazione;

- il disturbo d'ansia generalizzata;

- la fobia sociale;

- il disturbo ossessivo-compulsivo.

Il disturbo d'ansia da separazione interessa circa il 4 per cento della popolazione tra i 9 ei 17 anni ed è più diffuso tra le femmine. è caratterizzato da un'ansia eccessiva, patologica e da una preoccupazione non realistica che fa seguito alla separazione dalle figure di attaccamento o semplicemente all'idea di tali separazioni. La paura è che possa a loro accadere qualcosa o che qualche evento drammatico comporti la separazione dei membri della famiglia. Questa paura si manifesta nella difficoltà o impossibilità per il bambino di dormire da solo, andare a dormire a casa di parenti o amici, svolgere le normali attività scolastiche o ricreative, ed è spesso accompagnata da malessere fisico. Per effettuare una diagnosi è necessario che l'ansia da separazione abbia avuto la durata di almeno 4 settimane. Si riconosce poi una forma di esordio precoce, prima dei 6 anni di età.

L'ansia o fobia sociale è un disturbo caratterizzato da eccessiva timidezza nei confronti di persone poco familiari fino a compromissione della vita sociale del soggetto. La timidezza diventa così intensa da rendere impossibile, per il bambino, i normali rapporti interpersonali e porta ad evitare ogni contatto con persone con cui non sia in confidenza. Il bambino appare, al di fuori della famiglia, socialmente isolato, timoroso, appartato. Teme di dire o fare cose che possono risultare imbarazzanti o umilianti. Il bambino con questa sindrome mostra:

• ricorrente e persistente paura e/o evitamento degli estranei;

• la paura e/o l'evitamento possono verificarsi nei confronti di adulti o coetanei, oppure di entrambi;

• la paura è associata ad un grado normale di attaccamento ai genitori e alle altre persone della famiglia;

• l'evitamento o la paura degli incontri sociali è di un grado che va oltre i limiti normali per l'età del bambino ed è associato a problemi significativi del funzionamento sociale.

Il disturbo d'ansia generalizzata è caratterizzato da uno stato di eccessiva ansia e di preoccupazione immotivata ed irrealistica. Diversamente da quanto accade nell'ansia sociale, questo stato emotivo non è collegabile a particolari stimoli ambientali. Alcune situazioni possono accentuare l'ansia. Il bambino presenta spesso concomitanti manifestazioni somatiche (malesseri di vario tipo), un'eccessiva tensione e preoccupazione riguardo al proprio comportamento e richiede continue rassicurazioni, senza le quali non riesce a portare a termine i propri impegni. La preoccupazione può riguardare eventi futuri (verifica scolastica o visita medica) o eventi già verificatisi (interrogazione, interazione con amici), situazioni nelle quali può essere messa in dubbio l'adeguatezza del comportamento tenuto. La preoccupazione può anche riguardare l'arrivare tardi, l'aver sbagliato qualcosa, il non essersi comportato bene. Non è raro che il bambino ansioso possa avere tendenze perfezionistiche che lo portano ad impiegare tempi eccessivi per il completamento di un compito o all'evitare certi impegni per paura di sbagliare

Sintomi del disturbo d'ansia generalizzata:

• apprensione (preoccupazione di future disgrazie, sensazione di continuo pericolo, difficoltà a concentrarsi);

• tensione motoria (irrequietezza, cefalea, tremore, incapacità di rilassarsi);

• iperattività vegetativa(sensazione di testa vuota, sudorazione, tachicardia, malessere epigastrico, capogiri, bocca secca);

• bisogno frequente di rassicurazione;

• lamentele somatiche ricorrenti.

La sindrome ossessivo-compulsiva è caratterizzata dalla presenza di ricorrenti ossessioni e compulsioni in misura tale da interferire con la normale routine di vita del bambino. Per ossessioni s'intendono pensieri, immagini mentali o impulsi che si presentano con frequenza e persistono per lunghi periodi. Spesso le ossessioni si manifestano con contenuti sgradevoli di tipo violento. Sono abbastanza comuni pensieri attinenti a paure irrazionali (esempio l'aver contratto una certa malattia) o pensieri attinenti a sensi di colpa (esempio la possibilità di far male al fratellino). Le compulsioni sono invece comportamenti che spesso accompagnano le ossessioni e che hanno lo scopo di prevenire il verificarsi di eventi temuti o di ridurre la tensione interiore. Esempi di compulsione sono il lavarsi in continuazione le mani, i denti o il corpo; il controllare ripetutamente oggetti dell'ambiente (chiusura rubinetti o porta); ripetere alcuni comportamenti rituali (contare o toccare oggetti). Lo scopo di tutti questi comportamenti è quello di annientare certi pensieri ossessivi e l'ansia che ad essi è collegata. Molti bambini manifestano di tanto in tanto qualcuno di questi comportamenti, ma il bambino con disturbo ossessivo compulsivo si distingue per la frequenza e la disfunzionalità eccessiva di certi rituali o di certi pensieri che arriva a coinvolgere ogni aspetto della vita del bambino. La precisione ossessiva può essere causa di esasperata lentezza anche nello svolgimento di semplici attività e può influenzare il rendimento scolastico del bambino. Gli aspetti caratteristici della sindrome ossessivo-compulsiva sono così evidenti da rendere abbastanza semplice la diagnosi che può essere posta quando i sintomi ossessivi o gli atti compulsivi sono presenti per almeno due settimane di seguito e sono fonte di sofferenza e d'interferenza con le normali attività del bambino. I sintomi ossessivi devono avere le seguenti caratteristiche:

• devono essere riconosciuti come pensieri o impulsi propri;

• ci deve essere almeno un pensiero o un atto al quale il bambino resiste senza successo;

• il pensiero o l'atto non deve essere in se stesso piacevole;

• i pensieri, le immagini o gli impulsi devono essere sgradevolmente ripetitivi.

Terapia

L'individuazione precoce di un problema d'ansia e l'attivazione di un corretto trattamento di tipo psicologico o farmacologico, è indispensabile per ridurre il rischio che si sviluppino problemi gravi in una fase successiva o che si instaurino delle patologie. Il trattamento dei disturbi d'ansia può essere farmacologico, psicoterapico e, nei casi resistenti, multimodale. In prima battuta è fondamentale un approccio educativo alla sua famiglia ed eventualmente alla scuola, fornendo informazioni circa la natura del disturbo, il quadro clinico, le situazioni favorenti le crisi, la gestione degli episodi ed il trattamento. Un intervento psicoeducativo con il bambino e la famiglia è indispensabile per instaurare un'alleanza terapeutica ed una buona collaborazione per ogni forma di trattamento. In età evolutiva é particolarmente vivo il problema del rapporto tra interventi farmacologici ed interventi psicologici. I timori ed i pregiudizi nei confronti della farmacoterapia in età evolutiva sono tanti e radicati, ma devono essere superati quando la gravità clinica è tale da ostacolare significativamente la vita quotidiana e da interferire con il futuro sviluppo del bambino. Le incertezze riguardo all'uso dei farmaci sono legate soprattutto ai tempi di maturazione dei diversi sistemi recettoriali nei bambini rispetto agli adulti ed il loro rapporto con la terapia, in particolare l'impatto dei trattamenti cronici su un sistema nervoso in fase d'evoluzione. Bisogna inoltre tener presente che i bambini hanno un metabolismo epatico più rapido, un aumento della filtrazione renale e una minor quantità di tessuto adiposo che, nel loro insieme, determinano una più rapida eliminazione del farmaco. Pochi sono i farmaci ansiolitici attualmente autorizzati dal Ministero della salute e tra questi alcune benzodiazepine (diazepam, nitrazepam, midazolam). La limitazione è dovuta soprattutto agli effetti collaterali ed indesiderati a carico delle funzioni cognitive superiori (memoria ed apprendimento) ed al rischio di dipendenza. Per quanto riguarda l'intervento psicoterapico, in Italia c'è una tendenza a privilegiare interventi ad orientamento psicodinamico, mentre nei paesi anglosassoni c'è una netta prevalenza d'interventi di tipo cognitivo-comportamentale. In ogni caso, di fronte ad un grave disturbo d'ansia, la decisione riguardo al trattamento da privilegiare deve essere legata non solo alla sintomatologia presente, ma anche al grado d'interferenza dei disturbi nello sviluppo relazionale, cognitivo ed affettivo del bambino.

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