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07 aprile 2011
di
Rif. rivista Aprile 2011

Assistiamo alla dinamicità del rapporto tra uomo ed infezioni; dove esseri umani e microrganismi lottano ciascuno per la propria sopravvivenza

Era il 1969. William Stewart, la più influente autorità medica degli Usa di quel tempo, affermava: "è tempo di mettere una pietra sopra le malattie infettive". Le sue parole erano in perfetta armonia con l'ottimismo che aleggiava tra gli infettivologi del tempo, motivato dalle numerose vittorie conseguite nella cura delle malattie grazie alle terapie con antibiotici e vaccinazioni. Una previsione davvero superficiale oltre che razionalmente sbagliata. Nel 1997, tre équipe mediche, ciascuna in un diverso continente, non riuscivano a risolvere un'infezione che aveva colpito alcuni loro pazienti; il batterio responsabile, Staphylococcus aureus, che già mostrava resistenza per una vastissima gamma di antibiotici, non veniva debellato nemmeno dalla vancomicina, l'unico farmaco ritenuto efficace. Emerse quindi un problema, quello delle resistenze antibiotiche, oggi ampiamente diffuso, riconducibile a una pluralità di meccanismi, secondo i quali un determinato ceppo batterico si avvale di strumenti di difesa capaci di rendere inoffensivo il farmaco e resistente il batterio all'azione dello stesso. Si parla di resistenza "naturale" quando esiste un'insensibilità costituzionale nei confronti di un farmaco. Ma la resistenza può anche essere acquisita, quando il DNA del microrganismo va incontro a mutazioni oppure quando viene implementato da materiale genetico proveniente da un altro batterio, un virus o addirittura un alimento. Quando una colonia di microbi entra in contatto con un antibiotico, la maggior parte dei batteri che rispondono al medicinale muore. Quelli che resistono, perché presentano una resistenza naturale o acquisita, non solo sopravvivono, ma possono proliferare in piena libertà. L'effetto può essere analizzato in questi termini: la colonia batterica viene trattata con un farmaco che tuttavia è somministrato a dosi insufficienti rispetto a quelle necessarie. Proprio a causa di questo sottodosaggio, l'antibiotico non sarà in grado di uccidere tutti i batteri sensibili, dando ai "superstiti" la possibilità di scambiarsi segmenti di DNAe acquisire resistenza. La lista dei microbi su scala mondiale scarsamente responsivi alle terapie farmacologiche si allunga ogni giorno di più: Staphylococcus aureus, Acinetobacter, Enterococcus faecalis, Neisseria gonorrheae, Haemophilus influenzae, Mycobacterium tubercolosis, Escherichia coli, Pseudomonas aeruginosa, Shigella dissenteriae, Streptococcus pneumoniae.

L'impatto degli antibiotici ad uso alimentare

Naturalmente bisogna considerare il cambiamento clinico degli ultimi 20 anni: la presenza di comorbidità, le crescenti necessità terapeutiche e l'atteggiamento prudenziale del medico verso il paziente hanno contribuito alla somministrazione sempre più frequente di antibiotici. L'abuso di queste molecole, spesso impiegate senza precise finalità e a dosaggi sbagliati, porta a conseguenze terribili e concorre ad accelerare il fenomeno della resistenza; tuttavia oggi si ritiene che l'impiego degli antibiotici in agricoltura e zootecnia determini un impatto ben più considerevole sul fenomeno dell'antibiotico-resistenza. Circa il 50% della produzione mondiale di antibiotici, infatti, viene impiegato a scopo alimentare. Tale uso è attualmente proibito in Europa ma è ancora largamente diffuso negli Usa e altri Paesi, dove serve a favorire la crescita ponderale dell'animale e a proteggerlo dalle superinfezioni indotte dall'assunzione di altri farmaci e ormoni; questo rientra in una somministrazione ingiustificata di antibiotici a dosaggi bassi, che favoriscono la trasmissione delle resistenze da batteri resistenti a quelli sensibili. Il fenomeno ha raggiunto negli ultimi anni proporzioni tali da indurre alcune istituzioni internazionali, quali l'Organizzazione Mondiale della Sanità (World Health Organization, WHO) e il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (European Centre for Disease Prevention and Control, ECDC) a lanciare un serio allarme. Nel 1999, l'Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha avviato uno studio pilota di sorveglianza dell'antibiotico-resistenza per i microrganismi Staphylococcus aureus e Streptococcus pneumoniae isolati da sangue. Negli anni il progetto si è consolidato e la sorveglianza si è ampliata ad altri microrganismi divenendo uno studio prospettico multicentrico, denominato AR-ISS (AntibioticoResistenza - Istituto Superiore di Sanità). Si tratta di un vero e proprio sistema di sorveglianza sentinella: una rete di laboratori ospedalieri di microbiologia clinica su tutto il territorio nazionale, che raccolgono dati di sensibilità agli antibiotici; AR-ISS fa parte della sorveglianza europea EARSS (European Antimicrobial Resistance Surveillance System) che raccoglie dati da 800 laboratori, di 32 Paesi europei, in modo che ogni anno grazie ad un report sia possibile comparare la situazione tra i diversi Paesi, monitorando la situazione epidemiologica e migliorando la conoscenza dei cloni antibiotico-resistenti circolanti (Il rapporto è accessibile online dal sito www.iss.it).

I patogeni sotto la sorveglianza dell'AR-ISS dal 2001

• Staphylococcus aureus

• Streptococcus pneumoniae

• Enterococcus faecalis/faecium

• Klebsiella pneumoniae/oxytoca

• Escherichia coli

• Pseudomonas aeruginosa

Diverse le iniziative intraprese con lo scopo di sensibilizzare la popolazione: la "Giornata europea degli antibiotici", voluta dall'ECDC, si celebra dal 2008 in tutti i Paesi membri, il 18 novembre. Inoltre l'AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), l'ISS e i ministeri della Salute e del Lavoro e delle Politiche Sociali hanno organizzato la campagna di comunicazione "Antibiotici sì, ma con cautela", per informare i cittadini dell'importanza di ricorrere agli antibiotici solo in caso di necessità e comunque sempre sotto stretta sorveglianza medica. Ministero della Salute: "Antibiotici sì, ma con cautela"

• Gli antibiotici sono efficaci solo contro le infezioni batteriche, non aiutano a guarire dalle infezioni causate da virus come i comuni raffreddori o l'influenza.

• Bisogna assumere antibiotici solo quando vengono prescritti da un medico.

• Medico e farmacista possono fornire consigli su come assumerli in modo corretto in modo che possano rimanere efficaci anche in futuro.

• Non conservare le dosi che avanzano di un trattamento antibiotico. Il farmacista più aiutare a consigliare le giuste modalità per smaltire i farmaci rimanenti.

C'è di che preoccuparsi seriamente. La propagazione della resistenza ai microrganismi è sempre maggiore, così come lo è il riaffiorare di alcune malattie che ora sono praticamente insensibili ai farmaci. Purtroppo è lecito domandarsi se tale allarme sia stato realmente recepito o compreso nella sua drammatica importanza. Di certo, il farmacista riveste un ruolo di primaria responsabilità nell'informare il cittadino sui rischi e sull'inutilità di un utilizzo errato degli antibiotici.

BOX - IN CHE MODO I BATTERI SONO IN GRADO DI SCAMBIARSI LE INFORMAZIONI GENETICHE?

Esistono 3 meccanismi comuni di trasferimento genico:

1. Trasformazione, un frammento di DNA, appartenente ad una cellula batterica, penetra in un'altra attraversando la membrana cellulare.

2. Trasduzione, è il processo dal quale il DNA di un batterio passa ad un altro tramite un virus.

3. Coniugazione batterica, un processo tramite il quale una cellula batterica trasferisce materiale genetico ad un'altra mediante il contatto di un pilo sessuale.

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