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16 marzo 2011
di
Rif. rivista Marzo 2011

Uno studio condotto dall'Oms mette in rilievo l'impatto che gli alti livelli di colesterolo producono a livello mondiale. Non solo nei Paesi industrializzati. Un problema globale, quindi, con un aspetto comune: troppe persone non sanno che hanno bisogno di curarsi

Si tratta del più grande studio mai condotto sul tema: 147 milioni di persone, a livello mondiale, sono state monitorate per comprendere l'impatto del rischio colesterolo. Pubblicato in febbraio sul Bollettino dell'Oms, questo è il primo studio a mostrare l'entità del divario di trattamento per il colesterolo alto presente tra le diverse popolazioni mondiali. Fino ad ora, la prevenzione alle malattie cardiovascolari, infarto e ictus in primis, era una questione considerata "occidentale". Il colesterolo, insomma, era una problematica dei "ricchi", ovvero coloro che da un lato mangiavano troppo e dall'altro avevano la ossibilità di affrontare le spese per i farmaci ipolipemizzanti. Cosa è accaduto? Perché il problema, ora, assume una rilevanza mondiale? La drastica riduzione dei prezzi dei medicinali anticolesterolo e la diffusione dei generici apre la strada della prevenzione anche ai Paesi con un reddito procapite inferiore e con sistemi sanitari meno evoluti. Certo, esistono malaria, Aids e altre emergenze che richiedono interventi prioritari. Tuttavia, i dati emersi dallo studio riportano la questione colesterolo al centro delle priorità sanitarie mondiali. 17 milioni di morti ogni anno a causa di malattie cardiovascolari L'aspetto più rilevante è la scarsa conoscenza individuale della propria situazione di rischio cardiovascolare. Questa scarsa attenzione è presente in tutte le realtà socioeconomiche. Segno che, anche nei Paesi ricchi, dove si parla di prevenzione da anni, il concetto non si è diffuso come i produttori di farmaci speravano. L'Organizzazione Mondiale della Sanità sottolinea, infatti, che la maggior parte delle persone con livelli elevati di colesterolo non riceve le cure necessarie per ridurre il rischio di malattie cardiovascolari. Molte di queste persone, che vivono in Inghilterra, Germania, Giappone, Giordania, Messico, Scozia, Thailandia e Stati Uniti, non sono a conoscenza del fatto che avrebbero bisogno di curarsi. Di certo, esiste un divario nella consapevolezza del problema: in Thailandia, per esempio, il 78% degli adulti intervistati non era a conoscenza di essere a rischio. Ma anche dove esiste l'informazione, le cure non si affrontano: in Giappone al 53% degli adulti sono stati diagnosticati alti livelli di colesterolo, ma non è stata intrapresa alcuna cura. A differenza degli studi precedenti, molto spesso promossi dalle aziende farmaceutiche, quello dell'Organizzazione Mondiale della Sanità ha finalità e interessi meno commerciali. Tuttavia, le potenziali ricadute economiche non mancano nemmeno in questo caso. Il coautore dello studio, il dottor Gregory A. Roth, dell'Institute for Health Metrics Evaluations americano, commenta lo studio affermando che "la copertura di questi farmaci efficaci per il controllo del colesterolo alto resta deludente". Infatti, continua Roth, "i farmaci che abbassano il colesterolo sono ampiamente disponibili, molto efficaci e possono svolgere un ruolo essenziale nella riduzione delle malattie cardiovascolari in tutto il mondo". Ma l'Oms punta il dito sopratutto sulla prevenzione legata alle corrette abitudini alimentari. Come spiega Shanthi Mendis, coordinatore dell'Unità prevenzione e gestione malattie croniche dell'Oms, "semplici modifiche al proprio stile di vita, come ridurre il fumo, svolgere regolare attività fisica e seguire una dieta sana, possono ridurre il rischio di morte per problemi cardiovascolari. I farmaci per il colesterolo nel sangue e la pressione arteriosa - conclude Mendis - possono essere necessari se il rischio è molto alto". Ecco la novità dello studio e il suo grande impatto: portare a livello mondiale la comunicazione e la conoscenza dei rischi legati ad una cattiva alimentazione. Per correre più veloci del Bigburger di McDonald's o, almeno, per provare ad inseguirlo.

BOX - ALCUNI TRA I PRINCIPALI STUDI DI RIFERIMENTO CHE HANNO MOSTRATO COME LA RIDUZIONE DI ELEVATI LIVELLI DI COLESTEROLO NEL SANGUE RIDUCA LA MORBILITà E MORTALITà CARDIOVASCOLARE:

Coronary Primary Prevention Trial (CPPT) - Condotto dal 1973 al 1983 monitorando 3.800 uomini di mezza età che presentavano alti livelli di colesterolo, lo studio ha fornito la prima prova conclusiva che la riduzione del colesterolo LDL e del colesterolo totale del sangue è in grado di ridurre l'incidenza di malattie coronariche e attacchi di cuore negli uomini ad alto rischio a causa delle elevate quantità di colesterolo nel sangue. La metà dei soggetti arruolati è stata trattata con una dieta per abbassare il colesterolo e con il farmaco colestiramina. Alla rimanente metà è stata somministrata la medesima dieta e un placebo al posto del farmaco. La dieta per i due gruppi è stata meno ferrea della dieta a basso contenuto di colesterolo che la American Heart Association raccomanda per il grande pubblico. Il gruppo che ha utilizzato il medicinale ha avuto una riduzione del colesterolo totale dell'8,5% superiore rispetto al gruppo placebo. Questo gruppo ha inoltre evidenziato una riduzione del 12,6% superiore per le lipoproteine a bassa densità (LDL) e una riduzione del rischio di morte per malattia coronarica e/o attacco cardiaco definitivo pari al 19%.

Oslo Study Diet and Antismoking Trial - Condotto su 1.200 uomini di mezza età con alti livelli di colesterolo nel sangue, lo studio ha dimostrato un calo del 10% dei livelli di colesterolo e una diminuzione del 47% della mortalità in cinque anni. Attraverso la correzione della dieta e dello stile di vita.

Helsinki Heart Study - Condotto su 4.081 uomini di mezza età con elevati livelli di colesterolo nel sangue, lo studio ha dimostrato come la terapia con gemfibrozil abbassi il colesterolo totale del 10%, il colesterolo LDL dell'11% e i trigliceridi del 35%. In questo studio, la mortalità si è ridotta più di quanto gli autori avessero previsto.

Coronary Drug Project - 1.119 uomini che erano sopravvissuti ad un attacco di cuore, sono stati sottoposti a terapia con acido nicotinico (niacina) e confrontati con un gruppo di controllo più ampio. Dopo sei anni, il colesterolo totale del gruppo trattato è risultato inferiore del 10%. Nove anni dopo lo studio, la mortalità totale nel gruppo che aveva ricevuto il farmaco era ancora dell'11% inferiore a quella del gruppo di controllo.

Stockholm Ischemic Heart Study - In questo studio di cinque anni, i superstiti di un attacco di cuore sono stati divisi in gruppi di trattamento e di controllo. Il gruppo di trattamento ha avuto un numero di decessi minore del 26%. I decessi legati a cardiopatia ischemica sono invece risultati inferiori del 36% rispetto al gruppo di controllo.

Scandinavian Simvastatin Survival Study (4S) - In questo studio i soggetti sono stati trattati con simvastatina e confrontati con un gruppo di controllo. Dopo un periodo medio di 5,4 anni di trattamento, la mortalità totale è diminuita del 30% nel gruppo trattato con simvastatina. La mortalità per cause cardiovascolari è invece diminuita del 42%.

West of Scotland Coronary Prevention Study (WOS) - Questo studio è stato condotto su 6.595 uomini di età compresa tra 45 e 64 anni che avevano alti livelli di colesterolo LDL e nessun attacco di cuore pregresso. Lo studio ha dimostrato che utilizzando pravastatina sale sodico il rischio di avere un primo infarto è diminuito del 31%, il rischio di morte è diminuito del 22%.

Bristol-Myers Squibb Pravachol Study - Condotto nell'arco di cinque anni su 6.595 uomini che avevano il colesterolo alto, lo studio ha dimostrato che le persone che assumono Pravachol hanno ridotto di circa un terzo il rischio di avere un attacco di cuore.


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