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10 dicembre 2010
di
Rif. rivista Dicembre 2010

è tempo di vaccinazioni. Facebook e gli altri social network ne parlano molto: sono 1200 i gruppi tematici sulla vaccinazione influenzale. Quasi tutti contrari.

Mali di stagione: ritorna in evidenza il problema della penetrazione delle vaccinazioni nelle famiglie italiane. Secondo l'indagine Self-Medication Consumer Focus condotta due volte l'anno da Nielsen, il livello di penetrazione delle vaccinazioni sembrerebbe piuttosto basso: su un campione di circa 60 milioni di persone, ad aprile 2010 il numero di coloro che si erano vaccinati si aggirava intorno al 18,6%, dato che segna una diminuzione rispetto al primo semestre del -5,1%. In particolare, tra i bambini fino ai 10 anni i vaccinati sono l'11,7%, dato che scende al 6,9% tra i ragazzi nella fascia compresa tra gli 11 e i 18 anni. Maggiore attenzione ai vaccini nelle fasce più anziane della popolazione: fra i 55 e i 64 anni si arriva al 21,8% per le donne e al 19,8% per gli uomini e, infine, nella fascia di età superiore ai 64 anni, troviamo il 44,1% delle donne e il 52% degli uomini.

Le opinioni su Facebook

Ma cosa rende così ostile l'opinione pubblica alla pratica della vaccinazione? La percezione negativa verso i vaccini è di questi tempi peggiorata dalle opinioni diffuse e scambiate nei vari social network. Nel corso di un workshop svoltosi a Roma organizzato da Farmindustria dal titolo "Vaccini: il passaparola, che confusione!", nel corso del quale sono stati diffusi i risultati di una ricerca promossa da Sanofi Pasteur MSD sulla percezione della vaccinazione, Daniel Jacques Cristelli, presidente del Gruppo Vaccini di Farmindustria, ha paragonato i networks alle "streghe di qualche secolo fa, su cui si diceva di tutto". Su Facebook, a cui accedono ogni giorno 8 milioni di persone, ci sono 40mila pagine e 1.200 gruppi sui vaccini. Nel 95% dei casi, si esprime un'immagine negativa. Notevole la concorrenza di YouTube, che annovera 7 milioni di visite al giorno con un 70% di visione negativa sull'argomento e quella di MySpace, che si allinea con il 70% dei pareri contrari.

Quando internet sostituisce il medico

Ma il problema principale è alla base: secondo il rapporto Censis 2010 la percentuale di italiani che utilizza la rete come ipse dixit in rapporto alla salute è del 34%, dato che sale al 46% tra le persone con un elevato livello culturale. In Internet si cercano notizie sull'efficacia dei farmaci, sulla validità delle diagnosi e delle terapie proposte dai medici. Secondo Cristelli si sta verificando una progressiva scomparsa della figura con autorità in materia (il medico) e si stanno sempre più delineando una molteplicità di opinioni vecchie e nuove che entrano in Internet e mescolano pericolosamente pareri recenti e meno recenti, creando molta disinformazione nei contenuti. Maria Concetta Vaccaro, membro del Censis, durante il convegno "La conciliazione, un'alleanza rinnovata tra medico e cittadino", svoltosi qualche mese fa, commentando i dati del "Monitor biomedico 2009", ha affermato che i pazienti non vedono più il medico come la sola autorevole voce da ascoltare, ma piuttosto come un esecutore tecnico di un sapere complesso di cui però non ha più l'esclusiva. L‘errore è attribuito alla fallibilità del professionista e non della scienza medica: questo aumenta l'intolleranza e pregiudica il rapporto medico-paziente. Ma cosa dicono i dati? Sono ben 16,6 milioni le persone che affidano la loro informazione al Web: il 29,5 cerca informazioni sulle patologie, il 12% (23% tra i più istruiti) naviga alla ricerca di conferme sulla validità della terapia proposta dal proprio medico curante. Ancora: il 5,3% (9,5% tra i laureati) usa Internet per prenotare visite, il 59% del campione interpellato si è dichiarato sempre interessato all'argomento salute mentre il 75% si reputa informato sul tema. Il dato allarmante è questo: nel 40% dei casi quel che si legge sul web condiziona decisamente i propri comportamenti. Determinante in questa situazione il ruolo del farmacista, le cui conoscenze devono essere continuamente aggiornate per ottenere una solida competenza sull'uso dei farmaci in commercio, sulle indicazioni e modalità di assunzione, sulle possibili interazioni ed effetti collaterali. Nel caso dei farmaci da banco, il ruolo del farmacista, oltre alla competenza farmaceutica, si estende alla diagnosi e al consiglio sulla terapia in quanto, a seconda del disturbo descritto, può consigliare il medicinale appropriato o la consultazione medica per una diagnosi più approfondita. Proprio riguardo ai vaccini, ricordiamo che il 1°; ottobre è ufficialmente iniziata la campagna per l'immunizzazione antinfluenzale, dopo la comunicazione inviata dal Ministero della Salute alle Regioni. Secondo Andrea Mandelli, Presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti, serve un'opera di comunicazione mirata che sensibilizzi l'opinione pubblica e per questo la Federazione ha deciso di collaborare con la campagna educazionale intitolata "Se la conosci la eviti. Conosci meglio l'influenza e proteggiti": prevista la distribuzione nelle farmacie di più di un milione di brochure informative sul tema.

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