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10 maggio 2011
di
Rif. rivista Maggio 2011

Un ordine del giorno accolto dal governo ripropone la necessità di un riordino sui criteri di istituzione dei dispensari farmaceutici

La capillarità del servizio farmaceutico nel territorio nazionale costituisce una delle preoccupazioni che il legislatore si è sempre posto in ogni provvedimento in materia di farmacie. La pianta organica garantisce già una distribuzione molto estesa del servizio farmaceutico sul territorio, ma con gli spostamenti di popolazione che sono avvenuti negli ultimi decenni, l'attuale disciplina presenta alcune criticità. I fenomeni migratori hanno comportato tre tipologie di ridistribuzione della popolazione:

1) Dai centri storici la popolazione si è spostata verso le periferie o verso i comuni della cintura. Come conseguenza, in molte città, il centro si è spopolato di residenti ed i comuni limitrofi hanno subito notevoli aumenti della popolazione.

2) La popolazione è fortemente cresciuta in molti comuni posti ad una distanza dalle grandi città tale da consentire il pendolarismo dei lavoratori.

3) Nelle zone più disagiate dal punto di vista orografico, la popolazione dei piccoli centri storici montani, ma soprattutto appenninici, continua a diminuire fino a valori di poche centinaia di abitanti, mentre i servizi sociali, ed i medici di base in primis, tendono a spostarsi anch'essi verso le zone dove la richiesta è numericamente maggiore.

è di questo terzo fenomeno che si vuole qui trattare. La migrazione dai centri montuosi avviene non tanto traslocando verso i comuni della pianura ma, piuttosto, con l'evoluzione demografica delle famiglie, mediante l'insediamento dei nuovi nuclei familiari lontano dai piccoli centri storici dove, così, rimangono i residenti più anziani in un processo che, inesorabilmente, riduce la popolazione delle frazioni, le quali, quasi paradossalmente, continuano ad essere definite come "capoluogo" mentre la popolazione si è spostata a valle, in frazioni in continua espansione urbanistica ma distanti anche decine di chilometri dal nucleo originario dello stesso comune. Come conseguenza, le farmacie rurali presenti nel "capoluogo" spopolato possono contare sempre meno su di un numero di cittadini sufficiente per la sopravvivenza economica dell'azienda è facilmente comprensibile come, al di sotto di determinati valori di fatturato, l'unica soluzione è la chiusura per rinuncia alla titolarità.

I disegni di legge

Quasi tutti i disegni di legge giacenti in Parlamento in materia di riordino del servizio farmaceutico, a partire dal n. 863 del Senato, conosciuto come il "Gasparri - Tomassini", prevedono la creazione di presidi farmaceutici nei centri con popolazione ridotta, gestiti dal titolare della farmacia più vicina. La Regione Toscana aveva già anticipato questa soluzione con la legge regionale 28 giugno 2007, n. 36, prevedendo la possibilità di istituire, nei centri con non meno di 1.000 abitanti e privi di servizio farmaceutico, delle proiezionidelle farmacie del territorio, creando però una situazione di contrasto con la legislazione nazionale. Ora, a seguito del tentativo, non accolto dall'aula della Camera, di inserire un emendamento in un disegno di legge dal titolo Disposizioni per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni nonché dei comuni compresi nelle aree naturali protette, due deputati dell'Unione di Centro, Amedeo Ciccanti e Armando Dionisi, hanno presentato un ordine del giorno che è stato accolto dal governo in sede di approvazione, il 5 aprile scorso, della legge da parte della Camera dei Deputati. Il testo dell'ordine del giorno è il seguente:

La Camera, premesso che:

- la chiusura di farmacie e dispensari nei piccoli comuni rappresenta un vulnus al diritto costituzionalmente garantito della tutela della salute;

- la razionalizzazione della spesa pubblica non può derogare a tale principio soprattutto quando la mancanza di assistenza farmaceutica in loco è effettiva e comprovata;

- i cittadini residenti in località piccole o di montagna, soprattutto quelli più anziani, hanno oggettive difficoltà di raggiungere la sede farmaceutica più vicina;

impegna il Governo a:

- valutare l'opportunità di sollecitare le regioni ad una revisione della pianta organica delle farmacie al fine di verificare la possibilità di istituire dispensari farmaceutici nei comuni con popolazione inferiore ai 5 mila abitanti quando sia comprovata ed oggettiva la difficoltà per i residenti di poter agevolmente raggiungere la sede della farmacia più vicina in assenza di una sede nel proprio comune.

Al di là del contenuto (peraltro non compatibile con la legislazione vigente che prevede, tra l'altro, l'istituzione dei dispensari farmaceutici solo laddove la farmacia è prevista in pianta organica ma non aperta) e degli effetti pratici dell'accoglimento di un ordine del giorno, appare ancora una volta evidente quanto sia sentita l'esigenza di provvedere al fine di garantire, e soprattutto mantenere, la capillarità del servizio nei piccoli centri.

L'istituzione dei dispensari

Nell'ordine del giorno si chiede di intervenire sulle regioni per istituire dispensari farmaceutici laddove una farmacia non è in grado di sostenersi. Come si è detto, l'ordinamento attuale non lo consente. Tuttavia, sono molteplici i casi in cui le regioni e le province (in alcune regioni la competenza sul servizio farmaceutico è stata delegata alle province) hanno ugualmente istituito dispensari farmaceutici in assenza del presupposto di legge: la farmacia prevista ma non aperta. Le forti motivazioni contenute nei provvedimenti di istituzione hanno ridotto al minimo il contenzioso sollevato, mentre i TAR hanno quasi sempre ritenuto le motivazioni di ordine sociale sufficienti per giudicare legittimo il provvedimento di istituzione del dispensario. Certo è che, sotto il profilo del diritto, il ricorso all'istituzione dei dispensari in assenza dei presupposti di legge, per di più con la condivisione da parte della giurisprudenza amministrativa, dovrebbe stimolare il legislatore ad intervenire al più presto. Tale modo di affrontare il problema, e cioè consentire il trasferimento dei locali in altra zona, più frequentata, della sede farmaceutica e contemporaneamente istituire il dispensario nella località dalla quale la farmacia si è trasferita, è certamente comprensibile e condivisibile. Lo scopo evidente consiste infatti nella necessità di provvedere per garantire il servizio farmaceutico, per quanto con orari e modalità ridotte, in una zona ancora abitata da una popolazione anziana e radicata in quel territorio, mentre la gestione è quasi sempre affidata al titolare della farmacia trasferita. L'espandersi di questo fenomeno rischia di scardinare e, di fatto, delegittimare la legislazione vigente. Solo una soluzione "in positivo" sembra proponibile, ma deve tuttavia passare al vaglio del Parlamento. L'ordine del giorno presentato, e soprattutto accolto dal governo, che si aggiunge ad una proposta di legge di qualche anno fa, per lo meno bizzarra, circa la creazione di farmacie mobili, attrezzate cioè su veicoli itineranti tra le località prive di servizio farmaceutico, dovrebbe costituire, non solo uno stimolo, ma un imperativo a giungere ad una soluzione condivisa di riordino, con particolare riguardo al principio della capillarità territoriale del servizio farmaceutico.

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