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28 settembre 2018
di
Rif. rivista N7 NUOVO COLLEGAMENTO 2018

Le infezioni respiratorie recidivanti (IRR) rappresentano una delle problematiche più frequenti in età pediatrica, soprattutto in età prescolare, ovvero prima dei 6 anni di età. Ma ad esserne più interessati sono anche i
lattanti, tanto che queste infezioni colpiscono 1 bambino su 4 al di sotto del primo anno di vita.
Gli episodi possono riguardare le alte o basse vie respiratorie e si manifestano con i ben noti raffreddori, ma anche con faringiti, laringiti, otiti, bronchiti e broncopolmoniti.
Ma come distinguere una serie di episodi isolati da una vera e propria patologia recidivante? Abbiamo posto la domanda al professor Francesco Macrì.
"Per definizione, un bambino è affetto da IRR se presenta 6 o più episodi acuti delle alte vie respiratorie oppure 3 o più episodi acuti delle basse vie respiratorie per anno, chiaramente in assenza di patologie specifiche favorenti (deficit immunitari, fibrosi cistica, ecc.). A questo proposito, vanno distinte le ricadute, ossia le riprese di un'infezione evidentemente non risolta completamente, e le recidive, infezioni simili alle precedenti, ma con cause eziologiche diverse".
Sono molti i bambini che attraversano questo problema, specie con la ripresa della scuola e l'arrivo dei mesi più freddi. Esistono anche dei costi sociali legati a questi disturbi? "Le IRR rappresentano un fenomeno di entità rilevante: ne è affetto il 25% dei bambini di età inferiore a un anno e il 18% dei bambini di età compresa tra 1 e 4 anni. Esiste poi la questione delle visite legate a questi disturbi e l'impiego di antibiotici. Pensi che si stima che ogni 100 episodi di IRR richiedano 50 visite mediche e circa 20 cicli di antibiotico.
A livello di costi, la media per episodio è stimata in 150 euro. Poi, ci sono i costi indiretti: i dati dicono che sono necessarie circa 12 ore di accudimento ogni volta. Inoltre, le IRR sono la causa di 1/3 delle assenze da scuola dei piccoli e di un 1/3 dei motivi di consultazione pediatrica ambulatoriale. In famiglia, interferiscono pesantemente sull'organizzazione familiare e lavorativa, rappresentando il motivo del 30% di giornate lavorative perse da parte dei genitori".

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