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3 - Coltivazioni ogm, i rischi per la salute - Amflora e la farmaco resistenza

08 aprile 2010
di
Rif. rivista Maggio 2010

Dopo una moratoria durata 12 anni, la Commissione europea ha autorizzato la coltivazione di una patata geneticamente modificata chiamata Amflora.

Lo scorso 2 marzo, l'Europa ha dato il via libera alla coltivazione di una patata ogm, denominata Amflora, di proprietà dell'azienda tedesca Basf. La decisione è seguita ad una controversia durata anni tra i pareri favorevoli espressi dall'autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa, con sede a Parma), e quelli contrari di due autorità sanitarie come l'agenzia europea del far maco (Emea) e l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms).Alla fine, la questione è stata superata con la convinzione, riportata da John Dalli, commissario europeo alla Salute e alla Politica dei consumatori, che qualunque ulteriore ritardo sarebbe risultato ingiustificato. Prima di concedere il via libera, Il Commissario europeo ha ricordato che "tutte le questioni scientifiche, soprattutto quelle che riguardano la salute, sono state pienamente affrontate. Queste decisioni sono basate su valutazioni di sicurezza favorevoli approntate nel corso degli anni dall'Agenzia europea per la sicurezza alimentare". Ora, i singoli Paesi, come già fecero 12 anni fa per il mais ogm Monsanto, per impedire la coltivazione della patata biotech nei propri territori, possono invocare la "clausola di salvaguardia". L'intenzione del ministro per le Politiche agricole Luca Zaia (Lega Nord) è chiara: "Finché ci sarò io come ministro dell'Agricoltura, gli ogm non varcheranno la soglia nazionale". Zaia è pronto a difendere con ogni strumento la sovranità nazionale rispetto alla decisione europea, anche attraverso il ricorso a referendum popolare laddove la clausola di salvaguardia non dovesse rappresentare una garanzia sufficiente.

Perchè la super-patata fa paura?

Attraverso sofisticate tecniche di laboratorio, è stato modificato il dna del tubero allo scopo di ottenere un maggiore contenuto amilopectina, uno dei due costituenti dell'amido. L'amilosio, l'altro costituente naturale dell'amido, quello legato alla nutrizione, è stato inattivato e non è presente. La coltivazione della patata Amflora è consentita dalla Ue per il solo utilizzo industriale. Quindi, possiamo rassicurare: la patata Amflora non arriverà mai sulle nostre tavole, anche perché, si dice, sia tutt'altro che buona. Del resto, non è l'alimentazione lo scopo della sua "creazione". Dall'amilopectina, infatti, si ricava la materia prima necessaria alla produzione di carta e di colla. Tuttavia, la Ue prevede che gli eventuali residui possano essere utilizzati nella preparazione di mangimi per animali. E qui sta il problema della superpatata, che contiene al suo interno due marcatori genetici che conferiscono la resistenza a due antibiotici: neomicina e kanamicina. Infatti, in laboratorio si utilizza il marcatore nptII (un gene che viene legato al gene che inattiva la produzione di amilosio, per renderlo riconoscibile). Il tubero conterrà sia il gene modificato che interessa per le sue caratteristiche nella produzione di amido, sia il gene marker che presenta caratteristiche di resistenza antibiotica. E non rispetto ad un antibiotico di poco conto, bensì per la kanamicina, impiegata come farmaco di seconda linea nel trattamento delle infezioni da tubercolosi multi-far macoresistente, di cui si registra a livello mondiale un numero crescente di casi. La resistenza agli antibiotici è una preoccupazione molto forte, tanto che nel 2001 è stata adottata, a livello europeo, una legge per eliminare qualsiasi elemento responsabile di sviluppare resistenza antibiotica. In questa ottica, la direttiva Ue 2001/18, relativa al rilascio deliberato di Ogm nell'ambiente, proibisce espressamente l'autorizzazione per gli Ogm contenenti geni di resistenza ad antibiotici impor tanti per la salute umana.

Il problema dell'antibiotico resistenza

La vera questione è dunque questa: perché la Commissione europea ha dato il suo via libera nonostante esista questa direttiva? Come dichiarato dalla autorità, la decisione è avvenuta a seguito del parere l'Efsa, l'autorità europea per la sicurezza alimentare, secondo la quale la presenza di questo marker non contribuirà allo sviluppo dell'antibiotico-resistenza nell'uomo. In particolare, l'Efsa ha giudicato improbabile, sulla base delle evidenze scientifiche disponibili, che il trasferimento dei geni di resistenza agli antibiotici, associato all'uso di piante geneticamente modificate, produca effetti avversi sulla salute umana e sull'ambiente. Ma sono in molti a pensare che, essendo gli scarti utilizzati nei mangimi animali, il gene possa trasmettersi ai batteri dell'apparato digerente e che questi sviluppino a loro volta la resistenza.Risulta evidente che il problema della ricerca sui rischi di antibiotico resistenza degli Ogm è centrale, visto che riguarda altri marker finora utilizzati. C'è da aggiungere che sono da poco state messe a punto tecniche che dovrebbero superare questo problema già nei laboratori, non impiegando più geni farmacoresistenti. Tuttavia, queste tecniche sono costose e i prodotti già disponibili, come dimostra Amflora, scalpitano per essere piantumati.

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