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Editoriale
16 settembre 2010
di Eugenio Leopardi
Rif. rivista Settembre - Ottobre 2010
Professionisti e non commercianti

Pochi giorni prima di chiudere questo numero, l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, meglio nota come Antitrust, è tornata ad occuparsi del nostro settore, criticando la posizione delle norme previste dal disegno di legge Tomassini - Gasparri nei confronti delle parafarmacie. Le parafarmacie, secondo me, sono un'attività commerciale e come tale chi la intraprende se ne assume il rischio d'impresa, nella giusta ottica di cercare di rendere fruttuose queste attività. Ma si tratta di imprese commerciali e nulla di più. Risultano per tanto ingiustificate e inique le ipotesi che vanno in un'altra direzione, come la paventata sanatoria o una agevolazione sul punteggio in sede concorsuale per sedi farmaceutiche. Queste iniziative penalizzerebbero, primi tra tutti, i collaboratori che hanno trascorso una vita dietro il bancone di una farmacia e attendono di patrimonializzare questa loro esperienza vincendo una sede farmaceutica. Qualora poi risultasse vero che i due terzi delle parafarmacie sono riconducibili a titolari di farmacia, a maggior ragione non posso credere che questi colleghi non conoscano quello che si definisce rischio d'impresa. Ma torniamo all'Antitrust. è chiaro che confondere, come fa il Garante, il ruolo delle parafarmacie con quello delle farmacie è una forzatura. Le prime, infatti, rappresentano soprattutto un presidio sanitario, non solo un esercizio commerciale come invece sono le seconde. Come fare, allora, per cercare di chiarire la questione nella mente dell'Antitrust e, prima ancora, in quella dei cittadini? Secondo me ci sono due priorità da seguire. In primo luogo, occorre procedere con la revisione dei criteri di remunerazione dei farmaci dispensati in regime Ssn, studiando con attenzione come distaccarci da una logica commerciale per proiettarci nella professionalità. In questo mese si dovrebbe aprire il tavolo per studiare un nuovo sistema di remunerazione per la farmacia dove mi auguro possa essere presente un sindacato rafforzato e non dilaniato da lotte intestine. La revisione dei margini, se attuata, dovrà anche essere ben comunicata per farla comprendere ai cittadini e far crescere la loro fiducia nei nostri confronti. La seconda priorità è quella di procedere con la proposta di nuovi servizi. Questa opportunità rappresenta infatti una chiave di volta per valorizzare il ruolo delle far macie come presidi sanitari sul territorio. Fermarsi rispetto a questa evoluzione della professione è un vero peccato. Capisco le perplessità circa il fatto che non sono stati stabiliti i criteri per la remunerazione delle singole iniziative. Tuttavia, ne sono certo, quando il cittadino si troverà di fronte, in una farmacia attrezzata, un farmacista professionista della salute, preparato e aggiornato, che offre un servizio utile e apprezzato, sarà certamente disponibile a pagare quello che si rende necessario per il sostentamento del servizio stesso. Remunerazione e servizi saranno quindi i temi di cui sentiremo parlare spesso e sui quali l'Utifar si è attivata per poter fornire un supporto importante e condiviso. La nostra scommessa sarà quella di smontare l'equazione farmaco in crescita-farmacia in crescita e contrapporre ad un farmaco in calo una farmacia in crescita.

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